L’Ufficio di Presidenza della Camera approva la proposta di riduzione dei vitalizi. Di Maio e il Movimento 5 stelle festeggiano in piazza
Di Stefano Bruni
“Bye Bye vitalizi” è il grido di Luigi Di Maio, comparso oggi sul blogdellestelle.it e ora, dopo la delibera dell’Ufficio di Presidenza della Camera, divenuto addirittura un hashtag virale in poco tempo.
Il 12 luglio potrà essere ricordato come il “giorno del taglio”, in cui i vitalizi parlamentari sono stati drasticamente ridotti, seppur solamente, per ora, per i soli ex membri della Camera dei Deputati. La sforbiciata è stata attuata non attraverso un atto avente valore di legge, ma con una delibera dell’Ufficio di presidenza della Camera dei deputati, ossia un provvedimento che interviene sul regolamento della Camera.
Il motore di questo “taglio” è stato appunto il Presidente della Camera, Roberto Fico, che senza troppe esitazioni e senza curarsi troppo dei dubbi paventati da giuristi e dagli stessi ex parlamentari, ha inserito all’ordine del giorno della odierna riunione dell’Ufficio di Presidenza della Camera proprio la delibera sul taglio dei vitalizi che, prevedendo il ricalcolo delle indennità degli ex secondo il sistema contributivo, consente un risparmio di 40 milioni di euro.
La modifica però entrerà in vigore a partire dal primo gennaio del prossimo anno e non dal primo novembre del 2018 come si era detto. Insomma, una “giornata storica” a metà, per dirla con le parole del Vice Premier e Ministro Di Maio.
Nonostante lo “slittamento”, però, Movimento 5 stelle e Lega hanno votato a favore e con loro si sono schierati anche il Partito democratico e Fratelli d’Italia.
Gli altri partiti hanno deciso di non votare contro (anche perché sarebbe stato molto poco gradito dagli elettori di qualunque schieramento), ma hanno optato per una sorta di “ostruzionismo light”. Forza Italia ha inizialmente presentato un emendamento per chiedere che la delibera fosse modificata perché quasi certamente incostituzionale e poi alla fine si è astenuta.
Leu ha invece preferito non partecipare lamentando, per bocca di Luca Pastorino, membro dell’Ufficio di Presidenza della Camera in quota Liberi e uguali, l’”assenza di un percorso condiviso per arrivare a una soluzione che permettesse il raggiungimento dell’obiettivo” e spiegando che questo modo di procedere ha generato una specie di “giano bifronte” che prevede un trattamento previdenziale per gli ex deputati e un altro trattamento per gli ex Senatori.
Diversità a parte, certo è che con questa delibera ci si è avvicinati di più alle regole vigenti in altri Paesi europei. In Francia, per esempio, l’importo lordo della pensione mensile ottenibile dopo l’esercizio di un mandato di 5 anni ammonta ora, compresi oneri complementari, a 1. 219 euro ed è stato vietato il cumulo fra pensione parlamentare e pensioni professionali, pubbliche o private (ma non è vietato il prosieguo in attività private). In Spagna e Germania, invece, esistono solo delle indennità di fine mandato, proporzionali al tempo di permanenza in Parlamento.
Il risultato è, come si diceva, che tanti “ex” vedranno assottigliarsi la propria “rendita”. E’ il caso, solo per fare alcuni esempi, di Antonio Matarrese, a Montecitorio fino al 1994 con la Dc, che dovrebbe perdere il 60%: da 7.709 euro (lordi) a 3.045. Stessa percentuale per l’ex ministro socialista Claudio Martelli che vedrà più che dimezzato, passando da 8.455 euro a 3.398 lordi, il proprio assegno mensile. L’ex ministro dei Verdi, Alfonso Pecoraro Scanio, scenderebbe da 9.387 a 5.554 lordi. L’ex governatore calabrese Agazio Loiero, alla Camera per quattro legislature, vedrà scendere l’assegno da 8.455 a 5.293 euro. Per Romano Prodi, ex premier e presidente di Commissione Ue, a Montecitorio solo per due legislature negli anni dei suoi governi, una sforbiciata da 864 euro rispetto ai 4.725 euro mensili. Nichi Vendola da 8mila a poco meno di 5 mila, Walter Veltroni da poco più di 9 mila a 6 mila. Calogero Mannino da 10 mila euro a 6.695.
Per altri, invece, pare il sistema di ricalcolo possa generare un incremento della rendita, ma per questo sono state previste delle clausole di salvaguardia (in positivo e in negativo) per “bloccare” eventuali incrementi o eccessive riduzioni.
In molti però hanno già assicurato che la cosa non finisce qui e che saranno organi terzi a dover valutare la costituzionalità della norma: dal consiglio di giurisdizione della Camera dei deputati al secondo grado in sede di autodichia, fino alla Cassazione e all’Europa.
Intanto però Di Maio festeggia in piazza con i parlamentari pentastellati e mentre incalza il Senato esortandolo a “prendere esempio”, dedica “l’abolizione dei vitalizi a tutte le vittime della legge Fornero e a tutta quella gente a cui hanno tagliato i diritti per favorire i privilegi”.
Ora, annunciano dal Movimento, il prossimo obiettivo sarà la riduzione delle pensioni d’oro.