Il responsabile Mise, assieme a Galletti, alla Camera sulla nuova Strategia energetica. Cinque le priorità
“Non dovrà essere una Sen precotta”. Piuttosto, l’esito di un confronto costruttivo con tutti gli attori dello scenario energetico e poi con il Parlamento. Oltreché, inevitabilmente, con il resto del Governo soprattutto con il Minambiente che, in fondo, è quello che tiene in mano il pallino del gioco. Per non dire del Tesoro perché ogni misura da prendere non potrà che essere valutata in base al rapporto costo/beneficio per la crescita del Paese e la sua competitività.
Nel corso dell’audizione congiunta con il collega Gian Luca Galletti – svoltasi ieri – il responsabile del Mise, Carlo Calenda, si è “rubato” la gran parte della scena tra esposizione e risposte ai parlamentari delle Commissioni Ambiente e Attività Produttive della Camera (senza rinunciare nemmeno a una polemica con i regolatori per il ritardo nella chiusura delle istruttorie sugli extra-costi estivi sul Msd, il mercato dei servizi di dispacciamento).
Per poi essere costretto ad ammettere che gli obiettivi del documento in fase di stesura (e le decisioni da prendere) restano condizionate dagli impegni ambientali: a cominciare dal Piano Nazionale Clima ed Energia (previsto nell’ambito della Strategia europea per un’Unione dell’energia) passando per la Strategia Nazionale di Sviluppo Sostenibile (contemplata dal “Collegato ambientale”) fino alla Strategia nazionale di sviluppo a basse emissioni al 2050 (un documento che l’Italia, a livello G7, si è impegnata a presentare in attuazione dell’Accordo di Parigi). E che l’ambiente sia centrale lo dimostra anche il fatto che i due Ministeri vadano a braccetto con i rispettivi loghi sulla relazione presentata (dopo non poche recenti polemiche sulla necessità di unire le forze).
Confronto che il ministro auspica più volte anche con i parlamentari, annunciando un nuovo incontro per i primi di aprile, quando la Sen avrà fatto tesoro delle audizioni in corso con gli stakeholders (a livello di numeri e proposte, perché poi “bisogna decidere”, precisa) e si accingerà al passaggio della consultazione pubblica in vista – conferma il ministro – del G7 Energia. Ai singoli Gruppi – sollecita – l’incombenza di fare pervenire per tempo osservazioni e proposte anche sulla base dell’odierna audizione.
Certo, i traguardi attesi per le Strategie nazionali energia (2030 e 2050), in presenza di revisioni “almeno quinquennali”, fanno tremare i polsi per un Governo che “vede con difficoltà oltre i prossimi tre mesi”, tuttavia Calenda snocciola parecchi concetti conditi da analisi e tabelle. Allineando sul tavolo questioni dirimenti, che sono oggetto – dice – di valutazioni per le scelte finali.
Per esempio, l’allocazione effettiva delle risorse (che lascia capire non sono molte) tra interventi di efficienza e sviluppo delle rinnovabili: da una parte costo marginale di investimento in salita mano mano che gli spazi di azione diminuiscono; dall’altra, un ricorso alla tecnologia che premia col tempo gli impieghi e ne facilita il ritorno. Oppure, all’interno degli strumenti di efficienza, la selezione tra quelli più costosi (cita espressamente i Tee, certificati bianchi). Per non dimenticare il “nodo” degli sbilanciamenti sul mercato elettrico causato dalle rinnovabili che, però, (speculazioni a parte) non tutte giocano allo stesso modo. Come pure la spinta o meno da dare (nel senso di una maggiore gradualità “manovrando” sugli incentivi) alla mobilità elettrica.
In ogni caso e in estrema sintesi, il Mise ha buttato giù una lista di cinque priorità. Eccole come esplicitate nel documento ministeriale.
- Efficienza Energetica vs Rinnovabili: individuare il mix ottimale fra Fer elettriche, termiche e trasporti per centrare gli obiettivi definendo le politiche di incentivazione necessarie; definire il contributo in termini di efficienza energetica a livello settoriale, proponendo un’evoluzione degli strumenti di sostegno agli interventi.
- Evoluzione sistema gas: sviluppo infrastrutturale (stoccaggio, Gnl); individuare strumenti per aumentare la liquidità del mercato; analizzare le implicazioni in termini di Security of supply allo scadere dei contratti di lungo periodo; definire il percorso preferibile per realizzare la metanizzazione della Sardegna.
- Evoluzione sistema elettrico : delimitare gli investimenti per il rafforzamento delle infrastrutture e per introdurre risorse di flessibilità (leggi capacity payment); completare l’armonizzazione delle regole di mercato a livello Ue.
- Liberalizzazione mercato elettrico e gas: definire quale percorso preferire per la piena liberalizzazione del retail (da completarsi entro 1° luglio 2018), individuando conseguenti cambiamenti per il consumatore, e la sua possibile evoluzione in ottica “prosumer”.
- Evoluzione settore raffinazione e logistica oil: indirizzare l’evoluzione del settore coerentemente con obiettivi nel settore trasporti; valutare quali opportunità emergano dallo sviluppo della raffinazione e della logistica consortile.
Calenda chiude con un concetto forte: la manifattura (cita l’acciaio) resta decisiva per il nostro Paese. Con le conseguenti scelte energetiche per farla stare sul mercato, pare di capire, oltre a un messaggio più generale: lo Stato a difesa della grande impresa nazionale. Per affidare poi ai presenti un auspicio: questo nuovo piano integrato energia-ambiente come “piano pilota” da portare ad esempio nell’Ue. Insomma, una volta tanto primi della classe. Un auspicio, si diceva. Non ci vorrà troppo tempo per vedere se si concretizzerà.
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[button title=”Scarica la relazione del Ministro Galletti” link=”https://www.labparlamento.it/wp-content/uploads/2017/03/Memoria-Galletti-01.03.2017.pdf” target=”_blank” align=”” icon=”” icon_position=”center” color=”” font_color=”#bc2519″ size=”2″ full_width=”” class=”” download=”” onclick=””]