“Il ministro Cartabia non giri le spalle ai baschi azzurri”. Così le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria per i quali è finito il tempo delle promesse e delle attese. Ed è ancora una volta l’ora della piazza per loro. La misura è colma.
Tornano a manifestare i sindacati autonomi del corpo della Penitenziaria – Sappe, Osapp, Sinappe e Uspp – oggi a Roma, davanti alla sede del Ministero della Giustizia, sotto le finestre del ministro Marta Cartabia.
“Chiediamo al governo di proclamare lo stato d’emergenza sulla situazione delle carceri italiane e sollecitiamo il ministro a prendere con urgenza provvedimenti per i ‘suoi’ uomini e le ‘sue’ donne della Polizia Penitenziaria che ogni giorno, nelle galere d’Italia, sono le vittime di aggressioni, umiliazioni, improperi, ferimenti, risse e colluttazioni da parte della frangia violenta dei detenuti”, spiegano in una nota congiunta le organizzazioni sindacali.
“Al ministro Cartabia – proseguono – chiediamo di assumere urgenti provvedimenti per chi ogni giorno sacrifica le proprie famiglie, i propri affetti, le proprie passioni per assicurare, in condizioni precarie e difficili, lo svolgimento dei compiti istituzionali affidati. I poliziotti penitenziari aderenti ai sindacati autonomi del corpo, sono oggi in piazza, sotto le finestre dell’ufficio del Guardasigilli, per gridare ‘basta!’ a queste mortificazioni morali e professionali e se non bastasse saranno pronti a fare sentire la loro voce davanti alla Presidenza del Consiglio dei Ministri e al Parlamento!”.
“Importante e urgente – concludono – è prevedere un nuovo modello custodiale. E’ infatti grave che la recrudescenza degli eventi critici in carcere si è concretizzata proprio quando sempre più carceri hanno introdotto la vigilanza dinamica ed il regime penitenziario ‘aperto’, ossia con i detenuti più ore al giorno liberi di girare per le sezioni detentive con controlli sporadici ed occasionali della Polizia Penitenziaria. E per abbattere l’apatia e l’ozio nelle celle i detenuti, invece, dovrebbero essere messi nelle condizioni di lavorare, anche a favore delle comunità territoriali con impieghi in attività socialmente utili. Ma non è certo lasciandoli ore a far nulla nelle celle e nei corridoi delle sezioni che si favoriscono condizioni di trattamento e rieducazione come prevede la nostra Carta costituzionale”.
Una situazione drammatica quella delle carceri italiane. Le aggressioni ai poliziotti da parte dei detenuti sono all’ordine del giorno. E le denunce dei sindacati della Polizia Penitenziaria anche. Appelli a lungo rimasti senza risposta. E durante la pandemia Covid la situazione è precipitata con i disordini organizzati dai detenuti che hanno messo a ferro e fuoco diversi istituti penitenziari del nostro Paese.
“Oggi siamo in piazza a protestare perché siamo pochi, male equipaggiati, senza indicazioni su come operare nelle situazioni di criticità e tutto questo non fa che aumentare il rischio di situazioni pericolose che i nostri agenti sono costretti ad affrontare ogni giorno nella totale indifferenza della politica”, va giù duro Francesco Laura, vicepresidente dell’Uspp.
“Abbiamo la sensazione che il Ministero della Giustizia sia troppo indaffarato a mettere un pannicello caldo sulla pseudo riforma della giustizia che scontenterà tutti”, dice Laura a LabParlamento.
“Sulle carceri registriamo solo iniziative finalizzate a migliorare le condizioni detentive di chi si è macchiato di reati che lo hanno portato dietro le sbarre – conclude amaramente il vicepresidente dell’Uspp – e non vediamo interventi apprezzabili per rendere le carceri più sicure e per risolvere le proibitive condizioni in cui è costretto a lavorare il personale della Polizia Penitenziaria”.