Di Raffaele Focaroli*
Si è discusso molto, in questo ultimo anno scolastico, se la DAD (Didattica a Distanza) possa o meno sostituirsi alla didattica in presenza. Certamente non è la stessa cosa, su questo non c’è dubbio. La qualità formativa direttamente a contatto con il docente ha un sapore diverso anche per ciò che concerne la trasmissione dei saperi.
Una cosa è chiara, oggi la DAD è l’unico strumento che ci consente di proseguire l’attività scolastica, non esistono altre soluzioni. In un quadro cosi definito, oltre il quale non è possibile pensare all’individuazione di altre tipologie di insegnamento, è utile continuare a criticare l’unico ed insostituibile mezzo? Gli slogan “la didattica a distanza non è didattica” oppure “la DAD mortifica la scuola” sono utili in questo momento?
Ciò di cui stiamo parlando nasce in emergenza ma non è detto che, un domani, possa trasformarsi in un progetto più definito e, se vogliamo, consolidato. Ciò che, mio avviso, va sottolineato è che, a fronte di una fase iniziale di incertezza e, sicuramente, di improvvisazione, ad oggi il nuovo sistema dovrebbe essere ben collaudato. Non dovrebbe manifestarsi più, quindi, la lamentela del “cattivo funzionamento” perché siamo coscienti dei limiti e dei punti di forza e dovremmo saperli gestire.
Allora cos’è la DAD? Non è per forza un ripiego, un sostitutivo o l’espressione di un approccio formativo superficiale ma segna una nuova frontiera scolastica che non contempla i tradizionali modelli didattici. È inutile, a mio avviso, sforzarsi di emulare, a distanza, ciò che siamo abituati a vivere in presenza. La didattica informatica o digitale è didattica e va vissuta secondo la sua natura.
Diverso, invece, il problema del reperimento degli adeguati strumenti tecnici. Sotto questo punto di vista la DAD ancora non esprime carattere inclusivo, nel senso che molti studenti abitano in zone in cui non c’è una banda sufficiente per il collegamento on line. Il problema, invece, della mancanza delle attrezzature adeguate è ben superato. Infatti, le scuole, ma anche le istituzioni locali, ormai forniscono agli studenti che ne hanno necessità i pc e studiano soluzioni per le linee internet. Insomma, credo che sia ampiamente passato il periodo dell’incertezza ed è arrivato il momento che anche i nostri studenti si assumano le loro responsabilità.
I docenti chiedono che la telecamera sia sempre accesa. Hanno ragione. Una telecamera “in pausa” è indice di scarso rispetto nei confronti di chi si sforza di spiegare. Gli ambienti, poi, da cui lo studente si collega, devono essere luminosi e tranquilli. In questi mesi abbiamo visto ragazzi a letto, in bagno, nel giardino o con il cane. Non è ammissibile. La lezione è un momento importante e non va sminuito per il semplice fatto di sentirsi più liberi e meno vincolati. Si sono, purtroppo, registrate anche situazioni in cui i genitori sono intervenuti durante le attività didattiche. La scuola non prevede la presenza della mamma in classe, pertanto evitiamo momenti imbarazzanti, in primis per gli stessi ragazzi.
Anche se non più delimitata da un perimetro fisico, la dimensione scolastica spazio – tempo rimane invariata e non va in alcun modo violata da inutili e dannose invadenze. Inoltre, non dovrebbe essere più attuale la banale scusa del “difficile collegamento”. Tecnicamente le scuole si sono dotate della strumentazione idonea affinchè ogni studente, se non in rare eccezioni, come sopra accennato, possa seguire con regolarità le lezioni. Le verifiche, inoltre, anche se online, rappresentano un momento essenziale per capire lo stato di avanzamento del programma didattico. Anche in questo caso gli studenti devono maturare la consapevolezza dell’inutilità di “pirotecniche” strategie studiate per le interrogazioni.
L’insegnante, state tranquilli, ha chiara consapevolezza della preparazione dei suoi alunni. Non ha più senso, quindi, considerare la DAD occasione di relax in pantofole. Studenti e genitori, quindi, si sforzino di maturare l’idea che durante il lockdown la scuola funziona senza sconti per nessuno ed il rischio di ripetere l’anno, per chi non studia, è sempre attuale.
*Pedagogista e Giudice Esperto del Tribunale dei Minori di Roma.