Banca d’Italia ha pubblicato la nuova edizione dell’indagine sulle banche a livello territoriale (Regional Bank Lending Survey, RBLS), che rileva l’andamento della domanda e dell’offerta di credito e della raccolta bancaria nelle diverse ripartizioni geografiche per il secondo semestre dello scorso anno. La rilevazione, condotta dalle filiali regionali di Bankitalia, riproduce in larga parte le domande contenute nell’analoga indagine realizzata dall’Eurosistema (Bank Lending Survey, BLS).
Nel secondo semestre del 2023 è proseguita la contrazione della domanda di credito delle imprese per tutte le aree del Paese ad eccezione del Centro, dove le richieste di finanziamenti sono tornate a crescere moderatamente in tutti i comparti. Sulla riduzione della domanda al Nord e nel Mezzogiorno la riduzione della domanda è dovuta, oltre che all’indebolimento della congiuntura e ai più elevati tassi di interesse praticati dalle banche, anche al maggior ricorso all’autofinanziamento e alle minori esigenze di ristrutturazione delle posizioni debitorie pregresse. La contrazione ha riguardato tutti i principali settori, ma è stata più intensa nell’edilizia.
Nello stesso periodo i criteri di offerta di credito alle imprese si sono lievemente irrigiditi nelle regioni centro-settentrionali, mentre sono rimasti invariati nel Mezzogiorno. La maggiore cautela si è manifestata, ad esempio, attraverso la richiesta di maggiori garanzie e l’incremento degli spread applicati sulle posizioni giudicate più rischiose.
Secondo le indicazioni delle banche partecipanti alla rilevazione, la domanda di mutui per l’acquisto di abitazioni, nel secondo semestre del 2023, è diminuita fortemente in tutte le aree del Paese. I criteri di offerta dei mutui per l’acquisto di abitazioni si sono lievemente irrigiditi in tutte le ripartizioni geografiche. Nel 2023 la durata media dei mutui erogati è ulteriormente aumentata, raggiungendo i 25 anni. L’incremento può in parte riflettere l’esigenza delle famiglie di contenere l’importo delle rate, in un contesto caratterizzato dall’aumento dei tassi di interesse e dall’ulteriore crescita dei prezzi degli immobili.
Diminuisce di oltre il 2% rispetto all’anno precedente, il rapporto tra il valore del finanziamento e quello dell’immobile (loan-to-value at origination), attestandosi al di sotto del 70%.
Quasi un terzo delle nuove erogazioni prevedeva forme di flessibilità nei rimborsi, quali la possibilità di estendere la durata del periodo di ammortamento o di sospendere temporaneamente i pagamenti. L’incidenza di questa tipologia di finanziamenti è tornata ad aumentare rispetto all’anno precedente, ma continua a essere inferiore a quanto rilevato negli anni più recenti (tra il 2016 e il 2021 è stata in media prossima al 40%). Inoltre, circa il 34% dei nuovi finanziamenti era assistito da polizze assicurative aggiuntive rispetto a quelle obbligatorie sull’immobile ipotecato, una quota in aumento del 7% rispetto al 2022.
Nel 2023 vi è stata una riallocazione della domanda di strumenti finanziari, che si è spostata dai depositi bancari verso strumenti più remunerativi. Il processo, particolarmente intenso nella prima parte dell’anno, è risultato più accentuato nel Centro e nel Nord Ovest del Paese.
I risparmiatori hanno accresciuto soprattutto gli investimenti in titoli di Stato, obbligazioni bancarie e quote di OICR (Organismo di Investimento Collettivo del Risparmio) di cui fanno parte, ad esempio, i Fondi comuni di investimento, le Società di Investimento a Capitale Variabile (Sicav) e i Fondi di investimento alternativi (FIA). In un contesto di aumento del costo opportunità di detenere liquidità da parte dei risparmiatori, nel 2023 le banche hanno incrementato in tutte le aree del Paese le remunerazioni riconosciute sugli strumenti della raccolta, in particolare sui depositi vincolati.