A cura di NM
“Con gli stoccaggi e gli approvvigionamenti di gas attuali le aziende fornitrici non sono in grado di fornire il gas a tutti i propri clienti e riusciranno a coprire il fabbisogno energetico invernale per un periodo non superiore ai 45 giorni, dopo di che sarà il caos, con pesanti razionamenti, case gelate e stop alle attività per industrie e imprese”. Lo denuncia Assoutenti, che boccia il piano energetico del ministro per la transizione ecologica, Roberto Cingolani.
Per un approfondimento LabParlamento ha raggiunto il Presidente di Assoutenti Furio Truzzi.
Dott. Truzzi, potrebbe specificare su quali dati si basano i vostri calcoli? E perché non coincidano con quelli del governo?
In verità siamo convinti che già oggi, indipendentemente dalle decisioni del Governo Russo di chiudere i rubinetti, le aziende fornitrici non dispongano di quantità di gas in grado di soddisfare tutti fabbisogni del nuovo anno termico. I nostri calcoli si basano sui dati acquisiti dalle interviste che abbiamo effettuato a molte società di vendita che ci hanno riferito di non “trovare” più gas disponibile sul mercato all’ingrosso (controllato principalmente da ENI, Enel, Edison) e di non avere le risorse finanziarie per sostenere i prezzi e le fideiussioni per acquistare la materia prima sul mercato cd Spot.
Purtroppo, il governo non è chiaro sui dati: mentre parla di 83% di depositi pieni nulla dice circa i volumi di gas disponibili sul mercato. Per questo abbiamo chiesto trasparenza, “glasnost” che speriamo arrivi tra pochi giorni visto che le aziende fornitrici di Gas devono comunicare ad Arera i volumi a loro disposizione.
Qual è soluzione propone? C’è qualche misura concreta che potrebbe aiutare ad evitare un default energetico quest’inverno?
In uno scenario di radicalizzazione del problema e del muro contro muro tra Russia e Ue l’unica vera soluzione sarà il razionamento e cioè decidere per decreto chi prioritariamente avrà il gas e in che quantità (ospedali, scuole, industrie strategiche, ecc.).
Siamo consapevoli che Putin può legittimamente decidere di chiudere i rubinetti, così come altrettanto legittimamente avrebbe potuto farlo la Ue il 25 di febbraio di questo anno e forse gli eventi avrebbero preso un’altra piega, ma questa è solo una nostra opinione.
La strada della riduzione dei consumi energetici è comunque giusta e va fatta indipendentemente dalla guerra russo-ucraina, o meglio per combattere anche una altra guerra molto più importante che è quella contro il cambiamento climatico e di cui quasi nessuno parla più. Gli italiani consumano troppa energia e fino a quando non se ne disporrà in grandi quantità, a basso costo e senza conseguenze sull’ambiente dobbiamo cambiare il nostro stile di vita.
Il default si potrà dunque evitare con più coraggio e non lasciando al solo volontarismo la riduzione dei consumi, ad esempio posticipando per legge l’apertura dell’anno termico di 15 gg e anticipando la chiusura di altrettanto.
Cosa pensa del nuovo piano di Cingolani? Potrebbe brevemente evidenziare i punti forti e quelli difficilmente realizzabili?
Il piano Cingolani è poco trasparente perché non fornisce tutti gli elementi in gioco, a partire dai volumi acquistati/prodotti e a che prezzi dell’energia elettrica e del gas. Bastava fornire una semplice tabella dove fossero indicati nome dell’azienda acquirente/produttrice, volume/quantità della materia prima, costo per MegaWatt.
Il piano ha comunque dei punti forti quando valorizza la produzione di energia tramite rinnovabili mentre diventa irrealizzabile se indica obiettivi raggiungibili sulla base del puro volontarismo per altro non supportato – come, ad esempio, era stato fatto per la campagna vaccinale – con grande dispiego di mezzi di comunicazione. Siamo di fronte a una pandemia energetica e il Piano potrebbe funzionare solo se si individuasse un Generale “Figliuolo” Commissario all’emergenza energetica.
L’Ue, nel frattempo, punta al price cap non solo sul gas ma anche sulle bollette della luce. Cosa ne pensa? È una cosa fattibile vista la posizione della Norvegia e dell’Olanda?
Il price cap ha senso solo se lo si può attuare garantendo le forniture e non mi pare che questa condizione ci sia. Le divisioni tra nazioni aderenti alla Ue che, ricordiamolo, è una confederazione di “stati indipendenti” e non una federazione come nel sogno degli estensori del manifesto di Ventotene Altiero Spinelli e Ernesto Rossi, non aiutano a individuare una soluzione se non unica almeno unitaria per tutti, e dunque la “via italiana” potrebbe percorrere piste sicure già battute nel passato e di sicuro successo prevedendo un maggior intervento dello Stato in economia, soprattutto nella gestione delle reti energetiche e nelle politiche di prezzo, attuando da subito il disallineamento di quelli dell’energia elettrica.
Non è possibile che il 60% dell’energia elettrica prodotta in Italia costi al massimo non più di 50 euro/Mwh e venga venduta al prezzo del PUN che oggi viaggi sui 600 euro/Mwh.
Secondo la Confcommercio l’inflazione, insieme al caro bollette, rischia di produrre un pesante effetto domino sui consumi delle famiglie e sul Pil: senza un’inversione di tendenza, l’aumento di prezzi e utenze porterà nei prossimi due anni ad una minore spesa di 34 miliardi, oltre 1.300 euro in meno a famiglia.
La vostra associazione è nata con lo scopo di tutelare e promuovere i diritti dei consumatori. Quali passi state facendo per garantirli in questo periodo assai difficile?
Per quanto quest’anno ricorra il 60mo anniversario dei diritti dei consumatori, il movimento consumerista italiano sta attraversando un momento difficile. Scarsamente considerato dalle istituzioni ha difficoltà nel farsi sentire ma alla fine ci siamo arrivati. Le nostre proposte sull’energia ora sono un patrimonio di tutte le forze politiche e le stanno riprendendo da Meloni a Letta. Queste proposte sono state messe nero su bianco in una piattaforma consegnata al Governo il 30 novembre 2021 più di 9 mesi fa ma alla fine, appunto, ci siamo arrivati.
Per questo abbiamo scelto la strada di muoverci tutti insieme e la piattaforma che citavo e la manifestazione delle “pentole vuote” del giugno scorso sono lì a dimostrarlo. Incalzare la politica, individuare soluzioni con le nostre controparti, in questo caso le imprese energetiche, a cui abbiamo chiesto e ottenuto ad esempio una sorta di paracadute per chi non riesce a pagare la bolletta, ben oltre le rate striminzite concesse da Arera, e disporre di buoni avvocati per predisporre azioni legali contro il caro bollette sono alcune delle importanti frecce che abbiamo nell’arco. Infine, facciamo un appello di ritorno al dialogo.
Chiediamo la fine di ogni ostilità, ovunque. Proponiamo un momento di apertura di negoziati globali per pacificare tutti. Non è il momento che la politica aizzi lo scontro. E se non sarà la politica a aprire il dialogo saranno tutti i consumatori a farlo con le loro scelte: i consumatori non vogliono lo scontro ma la pace globale e la soddisfazione dei desiderata di tutti. Ucraini, Russi, Cinesi, Taiwanesi, europei ed Americani oltre a tutti gli altri popoli del mondo.