Tre crisi da affrontare (istituzionale, politica ed economica) ma la confusione regna sovrana
S.D.C.
A domanda, ieri sera, in uno dei tanti talk che registrano inusitati ascolti, il direttore di un primario settimanale, rispondeva così: “Mi chiedete cosa sta accadendo? Una previsione? In tanti anni di professione giornalistica non vi so rispondere perché non ci capisco nulla. In poche ore è vero tutto e il suo contrario, sono saltati i meccanismi interpretativi, ad ogni livello…”.
Ecco perché la crisi nazionale, apertasi con il dopo 4 marzo, cominciata come politica e poi ingigantita dallo scontro istituzionale con il Quirinale e dal precipitare degli equilibri economico-finanziari fin qui faticosamente mantenuti sotto controllo in anni di lacrime e sangue, sfugge ormai a qualsiasi previsione e vive di fatti del momento, giravolte imprevedibili, iniziative dirompenti annunciate e poi ritirate, piazze convocate con slogan corretti in corsa, retroscena svelati e in un batter d’ali smentiti… senza che (al momento in cui scriviamo!) si intraveda luce in fondo al tunnel.
Per due volte, finora, il Capo dello Stato ha deciso iniziative personali per sbloccare l’impasse. E per due volte i tentativi sono stati stoppati. Il primo (governo neutrale) è abortito in culla. Il secondo (Cottarelli) appare in forte dubbio. In entrambi i casi sembra che le forze politiche più interessate a fare un Governo (M5S e Lega) quando sono sul punto di certificare il fallimento e di prepararsi ad elezioni più o meno anticipate, frenino. Sarà così anche stavolta?
Certo le apparenze certificano diversità di toni. Luigi Di Maio, con l’ennesimo cambio di spartito e facendo perfino ammenda dell’inusitato attacco al Capo dello Stato (fortuna che il buon Di Battista è partito, furente, dopo essersi speso, anche in famiglia, per un inevitabile impeachment …) spinge di nuovo con forza per l’ingresso a Palazzo Chigi e lascia in subordine il voto subito. Matteo Salvini, vero protagonista di questa fase politica, nicchia e sembra respingere proposte di ritorno al negoziato. Ma dice: voto non subito, meglio in autunno ibernando per qualche mese Cottarelli magari con un via libera tecnico. Temendo l’astensione estiva del suo popolo. E magari di cimentarsi da subito con una manovra economica dolorosa, aggravata dall’impatto di questi giorni di spread incontrollato e titoli di Stato al macero.
Peraltro, non si capisce come il Quirinale potrebbe accettare adesso quello che ha rifiutato soltanto domenica (visto che su Paolo Savona al Mef non ci sono marce indietro). E come si potrebbe far rivivere (anche per dignità!) come se non fosse accaduto nulla un premier incaricato, Giuseppe Conte, uscito dalla porta di servizio. A meno che Di Maio, già pesantemente criticato fin qui all’interno del Movimento per la gestione di tutta la vicenda fino all’inopinata minaccia verso Mattarella, non si arrendesse del tutto ad un premier leghista.
Quanto al Quirinale, si è già commentato che ad una iniziale eccessiva indulgenza fuori dalle righe istituzionali, ha fatto seguito una repentina contromarcia che, forse, sarebbe stato meglio preparare per gradi. La crisi dei mercati è intervenuta dal canto suo a rimettere a posto alcuni concetti. La necessità per tutti di non sperimentare soluzioni empiriche quando si parla di politica economica, se non affidandole, tali soluzioni, agli scenari dei libri e al confronto dei convegni. Per il Quirinale che non è più tempo di governi a tempo nel bel mezzo di un precipitare del “rischio Italia” come ai tempi della chiamata di Mario Monti quando però, in Parlamento, sedevano altri partiti politici. Il paventato pericolo di un esecutivo senza nemmeno un voto di fiducia e forse soltanto un’asettica astensione, sarebbe tuttora una sconfitta grave in primis per Mattarella e poi per la storia istituzionale del Paese.
A questo punto, come si diceva all’inizio, tutto può ancora accadere. Il solito problema è a chi resterà in mano il cerino acceso. Scioglimento immediato delle Camere? Governo politico resuscitato dalle ceneri del “no” a Savona oppure Governo tecnico magari con fiducia a tempo? E quale di queste soluzioni sarà la più gradita per una tregua sui mercati senza la quale il Paese precipiterebbe nel baratro punendo innanzitutto cittadini e risparmiatori? Poche ore e sapremo. Ma, intanto, fin qui pollice verso: per tutti.