Il testo sull’home restaurant introduce “limitazioni ingiustificate”. Ora palla al Senato, con l’occhio vigile della Ue
Il Garante per la concorrenza e il mercato tramite un bollettino pubblicato il 10 aprile ha espresso forti contrarietà rispetto alla norma recante “Disciplina dell’attività di home restaurant”, già approvata dalla Camera, e in attesa dell’esame del Senato (A.S. 2647), accogliendo le istanze dei ristoratori domestici e dei B&B italiani.
Il riferimento è alla ristorazione domestica, ovvero quell’attività occasionale di pranzi e cene, preparati da cuochi amatoriali direttamente nelle abitazioni private, e consumati dai clienti nei salotti, a prezzi fissi, grazie a piattaforme digitali, come “Gnammo”.
Il testo in questione, approvato dalla Camera, prevede un limite massimo di 500 coperti l’anno, un introito non superiore ai 5.000 euro, prenotazioni e pagamenti effettuati esclusivamente attraverso piattaforme digitali, location con certificazioni di agibilità, assicurazioni sulla casa e sulla copertura dei rischi, e il divieto di svolgere l’attività in questione nelle stesse unità immobiliari in cui sono esercitate attività turistico-ricettive in forma non imprenditoriale (B&B). Dopo l’approvazione della Camera, il testo è passato all’esame della Commissione Industria del Senato dove però è stato “congelato” perchè al vaglio della Commissione europea che deve escludere che ci siano incompatibilità con il diritto Ue.
Un testo quindi con paletti stringenti per il titolare dell’attività imprenditoriale: sono proprio tutte queste misure citate ad essere state messe in discussione dal bollettino dell’Antitrust, che le considera “limitazioni in contrasto con le raccomandazioni europee che prevedono una regolamentazione minima”. Alcuni di questi obblighi, come il pagamento e la prenotazione tramite piattaforme digitali, vengono considerati discriminanti. “Dal lato della domanda – motiva – ciò riduce l’offerta dei servizi di ristorazione per i clienti meno avvezzi all’uso di sistemi digitali/elettronici di acquisto; dal punto di vista dell’offerta, crea una discriminazione con i ristoratori tradizionali, che, oltre a poter promuovere la propria attività e ricevere prenotazioni mediante siti internet, mantengono la possibilità di avere un contatto diretto con la clientela”.
Il DdL che “disciplina dell’attività di home restaurant”, secondo l’Antitrust, limita indebitamente una modalità emergente di offerta alternativa del servizio di ristorazione e, nella misura in cui prevede obblighi che normalmente non sono posti a carico degli operatori tradizionali, risulta discriminare gli operatori di home restaurant, a favore dei primi.
Nel bollettino Giovanni Pitruzzella, Presidente dell’Antitrust, sottolinea che la Commissione europea ha invitato gli Stati membri a favorire lo sviluppo della sharing economy, capace di creare nuove opportunità sia per i consumatori, che possono beneficiare di un ampliamento dell’offerta di servizi e di prezzi inferiori, sia per i nuovi operatori, agevolati da forme di lavoro flessibile e da nuove fonti di reddito.
L’Autorità auspica che, al fine di superare i profili discriminatori e restrittivi sopra evidenziati, le raccomandazioni siano tenute in adeguata considerazione in occasione del prosieguo dell’iter legislativo sul DdL in questione e dell’emanazione del Decreto ministeriale che dovrà definire le modalità di controllo dell’attività degli operatori.
Adesso spetta al Senato decidere se accogliere queste raccomandazioni.