Entro domattina Puigdemont dovrà chiarire se ha dichiarato l’indipendenza dalla Spagna. Madrid pronta a sospendere l’autonomia, ma la soluzione verrà solo dalla politica
Terminerà alle 10 di domattina il tempo a disposizione del presidente della Catalogna Carles Puigdemont per chiarire se, in occasione del suo discorso davanti al Parlamento di Barcellona del 10 ottobre, abbia dichiarato o meno l’indipendenza dalla Spagna. Qualora la sua risposta sia affermativa, Puigdemont avrà ulteriori 72 ore per rettificare la sua posizione; se ciò non avvenisse, il Governo di Madrid applicherà l’articolo 155 della Costituzione spagnola, in base al quale l’Esecutivo centrale può sospendere l’autonomia di una regione per tutelare l’interesse generale dello Stato.
Si è dunque arrivati al momento decisivo per la risoluzione di una crisi che, nelle ultime settimane, ha visto i Governi guidati da Mariano Rajoy e Carles Puigdemont rimpallarsi continuamente la responsabilità degli eventi. Tra un referendum celebrato malgrado fosse stato sospeso dal Tribunal Constitucional, un’intensa attività di giudici e pm spagnoli ai danni dei funzionari responsabili della consultazione e l’intervento del Re Felipe VI a sostegno dell’ordine costituzionale, la situazione in Catalogna è infatti ai limiti dell’insostenibile, dal momento che la frattura tra indipendentisti e unionisti attraversa ormai tutte le fasce della società, mettendo anche a rischio la convivenza civile. Giunti questo punto, non è più possibile protrarre l’incertezza su un disegno che da Madrid viene visto come un inaccettabile attentato allo Stato di diritto, mentre a Barcellona viene da molti descritto come l’esito inevitabile di una difficile convivenza.
La questione catalana non nasce certo nei mesi scorsi (già nel novembre 2014 la Generalitat organizzò un referendum consultivo sull’indipendenza, e le spinte autonomiste sono in chiaro aumento dal 2010, quando furono bocciati importanti articoli del nuovo Statuto della Catalogna), e sembra evidente che non potrà essere affrontata solo sul piano giudiziario, sebbene ogni discussione non sarà praticabile finché le Istituzioni di Barcellona non torneranno a rispettare la Legge.
Una prima ipotesi di soluzione politica sembra venire dall’accordo tra popolari e socialisti per la nascita di una Commissione che lavori a una riforma della Costituzione spagnola in senso federalista, per favorire una migliore integrazione delle diverse realtà locali del Paese (in primis Paesi Baschi e Galizia), anche se i risultati non si vedranno prima dei prossimi 6 mesi. Un arco temporale troppo lungo, per l’escalation cui stiamo assistendo ogni giorno dal 1° ottobre scorso.