Tanti nomi per altrettanti incarichi nelle molte società pubbliche in scadenza. Ma senza il nuovo governo tutto è rinviato a data da destinarsi
Di Alessandro Alongi
Stallo alle stelle. Si potrebbe riassumere tutta in questa frase il momento politico-istituzionale che si registra nel Paese da più di due mesi. Ma, se da una parte, la situazione sembra in evoluzione e, a meno di colpi di scena, questa sarà la settimana decisiva per la nascita del nuovo esecutivo, non si può dire la stessa cosa per le molte aziende di Stato i cui vertici sono scaduti o sono in procinto di esserlo.
Tra i molti dossier a cui il nuovo esecutivo dovrà mettere mano, infatti, spiccano anche le nomine nelle aziende del parastato, centinaia di consigli di amministrazioni, collegi sindacali e ruoli di ogni tipo all’interno delle partecipate pubbliche.
Il carnet è ricco e sostanzioso. Si parte dalla «madre di tutte le partecipate», ovvero la Cassa Depositi e Prestiti che, come una matrioska, contiene in se una miriade di società a sua volta gestite o partecipate (tra controllo diretto, di fatto, congiunto e influenze notevoli si contano più di cinquanta realtà).
La successione all’attuale Amministratore delegato Fabio Gallia e al Presidente Claudio Costamagna è calendarizzata per il prossimo mese, tra il primo ormai in sicura uscita e il secondo alla ricerca di una riconferma. Oltre al rinnovo dei vertici di via Goito, la politica sarà chiamata ad indicare anche amministratori e sindaci di una costellazione di altre società appartenenti alla Cassa, dando così il via alle «nomine matrioska»: CDP Immobiliare, CDP Investimenti, Ligestra Due, Ligestra Quattro, XXI Aprile, Cinecittà Luce, Residenziale Immobiliare 2004, Cinque Cerchi, Manifattura Tabacchi, Consorzio G1. Una babele societaria, in gran parte sconosciuta, ma in grado di assicurare gettoni, indennità ed emolumenti.
Accanto al gestore del risparmio postale tricolore un’altra realtà stuzzica gli appetiti della nuova maggioranza, pronta a scendere compatta negli emicicli di Camera e Senato per eleggere i nuovi componenti: si tratta della RAI, il cui rinnovo del CdA è già partito con l’apertura delle candidature sul sito del Parlamento. Dopo la riforma voluta dall’ex premier Matteo Renzi, i consiglieri da eleggere sono passati da 9 a 7, di cui quattro eletti dalle camere, due nominati dal Governo (tra cui l’AD) e uno (novità assoluta) sarà nominato da tutti i dipendenti della TV di Stato. L’appetitosa occasione di rinnovo potrebbe avvenire addirittura prima della formazione della Commissione di Vigilanza, cosa inedita ma non impossibile.
Non solo CDP nel carosello delle «nomine matrioska»: anche Leonardo (ex Finmeccanica) sarà chiamata nei prossimi mesi a rinnovare il proprio Collegio sindacale e, a sua volta, dovrà nominare i nuovi amministratori della società SO.GE.PA. e Telespazio, controllate direttamente dalla stessa. Anche la stessa RAI, dopo che sarà rinnovata, dovrà preoccuparsi di rinfrescare, con nuovi nomi, RAI Pubblicità, Rai Com e Rai Way.
Non solo nomi altisonanti della vita istituzionale del Paese ma anche piccole realtà, spesso sconosciute al grande pubblico, ma su cui la politica non lesina la propria attenzione: in scadenza i vertici di EUR SpA, la società proprietaria dei principali edifici dell’omonimo quartiere romano. L’appannaggio riconosciuto all’AD supera i 200.000€. Traslocherà a breve anche il managment di Invimit, fondo immobiliare del MEF con emolumenti di tutto rispetto (quello dell’AD si spinge sino al massimo consentito dalla legge, ovvero 240.000€).
Tutto impossibile senza un nuovo governo. E forse sarà anche per questo che ci sarà, a breve, un nuovo governo.