Berlusconi, di nuovo punto di riferimento, lancia segnali di unità a Lega Nord e centristi. Il “passo indietro” di Pisapia alimenta l’incertezza tra i progressisti. E Renzi…
Centrodestra in stato di salute grazie a un ritorno di Silvio Berlusconi nel ruolo di centro di gravità della coalizione, centrosinistra in difficoltà per via dell’isolamento di Matteo Renzi e dell’incertezza che regna a sinistra del Partito Democratico. Queste sono le novità che negli ultimi giorni stanno caratterizzando il dibattito dentro e fuori dai Palazzi della politica, tanto che da più parti si inizia a sostenere che alle prossime elezioni la vera contesa per Palazzo Chigi non sarà tra Pd e M5S, ma tra conservatori e pentastellati.
Procedendo con ordine, se già gli esiti delle ultime Amministrative avevano fornito un chiaro segnale delle potenzialità di un centrodestra unito, l’intervista rilasciata il 16 luglio da Berlusconi al quotidiano Il Mattino rappresenta un primo passo concreto verso la ricostituzione di un’asse tra Forza Italia, Lega Nord, Fratelli d’Italia e centristi. Il Cavaliere ha infatti escluso ogni collaborazione presente e futura con Matteo Renzi, annunciando di non avere intenzione di stringere accordi che vadano oltre il campo di centrodestra ed evidenziando come l’intesa con la Lega di Matteo Salvini non sia mai venuta meno, date le affinità di programma tra i rispettivi partiti.
Gli effetti delle dichiarazioni dell’ex premier (tuttora non candidabile) non si sono fatti attendere, e un primo indizio in questo senso si può riscontrare nella soddisfazione con cui gli alfaniani di Alternativa Popolare hanno accolto lo slittamento dei tempi d’esame dello Ius soli, testo su cui le forze conservatrici stanno conducendo una battaglia senza sconti. Ma, soprattutto, vanno registrate le dichiarazioni (rese a la Repubblica) con cui il ministro degli Affari Regionali Enrico Costa, personalità di primo piano di Ap, ha lasciato intendere di essere pronto ad abbandonare il Governo per riallacciare i rapporti con Fi. Per quanto debbano essere ancora sciolti i nodi della leadership e della linea da tenere su questioni come l’Europa o la crisi migratoria (con Salvini che rifiuta ogni accenno di moderatismo, continuando a ritenersi incompatibile con Angelino Alfano), è indubbio che il centrodestra stia approcciando i mesi che ci separano dal rinnovo del Parlamento in modo migliore rispetto ai suoi avversari.
Dall’altro lato dello scacchiere politico, la situazione si fa ogni giorno più intricata. Come se non fossero bastate le polemiche legate all’uscita del nuovo libro di Renzi ad agitare le acque nel centrosinistra, il 14 luglio Giuliano Pisapia ha complicato ulteriormente le cose annunciando di non avere alcuna intenzione di candidarsi alle Politiche. La marcia indietro dell’ex sindaco di Milano appare di difficile interpretazione e rischia di disorientare non pochi elettori, dal momento che eventi come il lancio di “Campo progressista” e la manifestazione “1nsieme” (tenuta in un luogo simbolico come piazza Santi Apostoli) avevano chiaramente lanciato Pisapia nelle vesti di federatore dei partiti a sinistra del Pd, in sé accomunati più dall’avversione per il segretario dem che dalla condivisione di un progetto per il Paese.
Per quanto riguarda il leader del Pd, questi continua a mostrarsi disinteressato a ogni discussione sulle alleanze e a non dare credito agli inviti a riallacciare i rapporti con mondi e contesti un tempo vicini ai democratici. Sfogliando le pagine di “Avanti”, si percepisce come Matteo Renzi sia convinto di disporre di un ampio consenso popolare (legato indissolubilmente ai mille giorni trascorsi al vertice dell’Esecutivo), destinato nella sua visione a riemergere quando si entrerà nel vivo della campagna elettorale. Al di là delle perduranti dispute sulla figura dell’ex primo cittadino di Firenze, se i partiti progressisti (Partito Democratico, Mdp, Sinistra Italiana e forze affini) non troveranno un’intesa credibile agli occhi dei cittadini le loro chances di prevalere nelle urne saranno con tutta probabilità limitate.