Sulla scorta del sommo pensiero del 1940 del Mortati, ho scritto molto sulla c.d. costituzione materiale sia in sede monografica che in forma di paper.
La Costituzione del 1948 non è quella applicata in questi ultimi anni. Il parametro delle nostre leggi possiede un’altra sostanziale formulazione. Nelle Aule di Montecitorio, Palazzo Madama e Palazzo Chigi, al Quirinale e alla Consulta, il paradigma in questi decenni è una Costituzione del 1948 riveduta e corretta, seppur non esplicitamente.
La Carta scritta è stata scalfita dalle dinamiche che si muovono dentro i gruppi di potere estranei alla politica. Il mutamento delle relazioni fra soggetti istituzionali ha inciso sulla “forma” partorita dalla Assemblea costituente. La dimensione europea ed internazionale del governo (visibile o nascosto) della cosa pubblica ha dato vita ad una costituzione che si muove dietro le quinte di quella studiata negli atenei. Le regole economiche e finanziarie integrano silenziosamente quelle sancite dai Padri Costituenti.
Questa costituzione, sì carsica ma molto presente e per nulla ectoplasmatica, si è inverata in questi decenni nella fisicità di un uomo.
Silvio Berlusconi può essere definito una “costituzione materiale che cammina”?
La fatidica “discesa in campo” di Silvio Berlusconi il 26 gennaio 1994 con un discorso televisivo preregistrato ha modificato la “lettera” della Costituzione, senza che fosse toccata alcuna sua disposizione. Tutto rimane intonso mentre la sua azione di imprenditore, fondatore di Forza Italia, creatore del raggruppamento partitico del Centro-Destra (sotto plurime vestigia), leader politico e quattro volte Presidente del Consiglio, cambia i connotati della Legge Fondamentale.
Berlusconi ha forgiato la politica come comunicazione. La comunicazione non è più ancillare ad essa, non è più strumentale al messaggio. La comunicazione vive di vita autonoma, respira separatamente dall’idea che si vuole trasmettere, la coopta, la assorbe, la ingloba. La comunicazione è il messaggio stesso, lo strumento diviene l’obiettivo, mezzo di sé stesso. Il messaggio e il percorso per diffonderlo si identificano. La politica si fonde nella comunicazione. La fisicità, la loquela e la mimica di Berlusconi sostanziano il messaggio. Berlusconi è politica e comunicazione e messaggio. Berlusconi già negli anni ’90 incarna il social per eccellenza in tempi in cui i social nemmeno esistono.
Berlusconi anticipa il “grillismo” mentre Grillo era ancora un comico divertente. Berlusconi è ben consapevole che dopo “Mani Pulite” i partiti intesi in modo novecentesco sono finiti e che tutto è stato raso al suolo: egli non intravede un manufatto nuovo e Mariotto Segni non è all’altezza del compito.
L’Europa è alle porte e, con il crollo del Muro di Berlino, l’atteggiamento degli States nei confronti della Sinistra post-comunista è diverso dal passato. Berlusconi, Istituzione e patrondelle telecomunicazioni, rimuove il tramezzo tra lui e il Popolo e parla direttamente alla Comunità. Mediaset esprime un Potere costituente di nuove prescrizioni che si insinuano nelle pieghe dell’ordinamento.
Il sistema maggioritario prorompe ed inventa un nuovo modo di scegliere il Capo dell’Esecutivo: sarà il leader della coalizione vincente alle elezioni ad essere nominato Presidente del Consiglio. Il tutto a costituzione immutata. Un nuovo idioma si palesa: coalizioni; partiti personalistici; Destra e Sinistra che si fronteggiano e chi prende un voto in più esprime il Capo del Governo; talk show che proliferano ed esaltano l’estetica della divulgazione ospitando esponenti politici che comandano con scettro di ferro sui propri partiti, dopo aver spazzato via e sostituito vetuste classi dirigenti.
Il linguaggio invera un nuovo “Statuto” silenzioso quanto vigoroso.
Berlusconi, senza che una virgola della Carta del 1948 venga cambiata, mostra la via del presidenzialismo, contrasta il proporzionale, apre un magnificente portone al maggioritario, esalta il premierato, innovando radicalmente e profondamente le polverose stanze del comando. Un Presidente del Consiglio non più primus inter pares, ma primus super partes (almeno negli intendimenti). Berlusconi ha ragione a dire che un Sindaco fruisce di poteri ben maggiori di quelli di un Presidente del Consiglio: il primo nomina e revoca gli assessori; al secondo i Ministri vengono imposti.
Nel panorama immaginifico non esiste più un Governo composto dal Presidente e dai Ministri, ma solo da un Presidente del Consiglio che comunica direttamente con la comunità nazionale e governa in solitaria con l’ausilio di pochi Ministri di suo maggiore gradimento. Il Governo e la comunicazione confluiscono nel Premier.
Giuseppe Conte ne è la conseguenza tragica con la sua gestione monocratica del potere e della comunicazione. Berlusconi è un “fatto costituente”. La Carta è rimasta tale soltanto nella forma, mentre le regole del gioco sono cambiate in via definitiva.
I Social e i pentastellati ne sono solo lo sviluppo sguaiato e Draghi esprime l’apoteosi dell’”Uomo solo al comando”, nella cui persona del Presidente del Consiglio “vecchio conio” v’è solo un lontano ricordo, affacciandosi prepotentemente una premiership anglosassone circondata da un “Gabinetto” di pochissimi fedelissimi. Il Premier-Demiurgo è la fruttificazione estrema ed estremistica della visione costituzionale del Berlusconi del 1994 e degli anni a seguire.
La candidatura del Cavaliere al Colle sancisce la sua immortalità politica ed istituzionale. Continuare a progettare anche in età avanzata è il segreto della prosecuzione ad nutum della propria esistenza. Berlusconi sarà oggetto di studio e di ricerca di politologi e sociologi per molto tempo.
La Grundnorm repubblicana, inalterata e in parte non più attuata, è stata robustamente riscritta da Silvio Berlusconi, “Costituente materiale”.