Mentre al Senato prosegue la chiama per la fiducia sulle comunicazioni del premier Mario Draghi, sulle tv e sui social impazza la caccia agli irresponsabili che hanno posto fine al governo di unità nazionale, quello fortemente voluto da Sergio Mattarella, battezzato dai grandi del Pianeta.
“Le comunicazioni di oggi mi permettono di spiegare a voi e a tutti gli italiani le ragioni di una scelta tanto sofferta quanto dovuta“: è iniziato così il lungo intervento dell’ex banchiere. Dagli scranni di palazzo Madama, come era prevedibile, ha inanellato i risultati ottenuti dal suo governo, un governo al quale “tutti i principali partiti, con una sola eccezione, decisero di rispondere positivamente”. E in effetti, ha proseguito Draghi, “in questi mesi l’unità nazionale è stata la miglior garanzia della legittimità democratica di questo Esecutivo e della sua efficacia”.
Dichiarazioni auto incensanti, condite da applausi, neanche troppo scroscianti, neppure quando in un eccesso di narcisismo, SuperMario si è lasciato andare: “Gli italiani hanno sostenuto a loro volta questo miracolo civile e sono diventati i veri protagonisti delle politiche che, di volta in volta, mettevamo in campo. Penso al rispetto paziente delle restrizioni per frenare la pandemia e alla straordinaria partecipazione alla campagna di vaccinazione. Penso all’accoglienza spontanea offerta ai profughi ucraini, accolti nelle case e nelle scuole, con affetto e solidarietà. Penso al coinvolgimento delle comunità locali al PNRR, che lo ha reso il più grande progetto di trasformazione dal basso della storia recente. Mai come in questi momenti sono stato orgoglioso di essere italiano”.
Un idillio che purtroppo si è spezzato. “Come ho detto in Consiglio dei ministri, il voto di giovedì scorso ha certificato la fine del patto di fiducia che ha tenuto insieme questa maggioranza. Non votare la fiducia a un Governo di cui si fa parte è un gesto politico chiaro, che ha un significato evidente. Non è possibile ignorarlo, perché equivarrebbe ad ignorare il Parlamento”, come se questo governo non detenesse il record di fiducie poste sui provvedimenti che con la scusa dell’urgenza venivano imposti dall’alto.
“L’unica strada, se vogliamo ancora restare insieme, è ricostruire da capo questo patto con coraggio, altruismo e credibilità“, ha poi detto Draghi aprendo alla possibilità di un “nuovo inizio”, come se fuori il Paese reale con la crisi che morde imprese e famiglie non esistesse o, peggio, venisse dopo l’interesse a mantenere poltrone e privilegi di pochi.
“A chiederlo sono soprattutto gli italiani“, ha poi aggiunto con afflato pieno di orgoglio il Premier, dimenticando che la mobilitazione di questi giorni rappresenta una parte assolutamente minoritaria rispetto all’Italia rimasta in silenzio.
“Questa domanda di stabilità impone a noi tutti di decidere se sia possibile ricreare le condizioni con cui il Governo può davvero governare. È questo il cuore della nostra discussione di oggi, è questo il senso dell’impegno su cui dobbiamo confrontarci davanti ai cittadini”.
Il suo appello è però andato in fumo. In serata è attesa la sua salita al Colle per rassegnare le dimissioni, questa volta irrevocabili. Con buona pace delle segreterie di Stato internazionali che hanno provato a mettere il naso negli affari italiani.
E con buona pace del Presidente a vita, Sergio Mattarella, al quale ora neppure la bacchetta magica di Harry Potter o i carri armati di Putin basterebbero per liberare gli italiani, restituendo al Paese il sacrosanto diritto di tornare al voto dopo quattro anni di legislature indecenti che hanno visto al governo del Paese tutto e il contrario di tutto.