La Cina che occupa il Tibet, che perseguita minoranze etniche e che si espande con le armi tipiche del colonialismo. Il gigante, ancora nominalmente comunista, che schiaccia la libertà religiosa non solo dei cattolici, che vieta qualsiasi simbolo religioso, che spedisce i miliziani volontari nelle case per sequestrare le foto del Dalai Lama. La Cina che il 4 giugno del 1989 schiacciava la protesta di piazza Tienanmen (come a Budapest nel 1956 e a Praga nel 1968) sotto i cingoli dei carri armati. Racconti e immagini che l’associazione Italia-Tibet ha raccolto in un volume.
Claudio Cardelli, presidente dell’associazione Italia-Tibet, ha visitato l’Umbria per incontrare i vertici locali dell’associazione e per rinnovare programmi e appuntamenti. A partire dalla mostra che si svolgerà tra novembre e dicembre a Perugia, con l’esposizione di materiale illustrativo, storico, antropologico e una serie di incontri per parlare dell’occupazione cinese del Tibet ma anche della nuova politica cinese, della Via della seta, della questione della presenza delle portaerei statunitensi nel Mar Meridionale, dei traffici commerciali dell’area.
“Dopo i fatti di Honk Kong la Cina si è mostrata ancora più intransigente, inasprendo la repressione degli Uighuri con i campi di lavoro e di rieducazione, in Tibet e premendo su Taiwan”, spiega a LabParlamento Claudio Cardelli. “Gli Usa con il presidente Biden fanno capire che proseguiranno lungo il solco della politica anti cinese di Trump perché non possono rinunciare a quell’area commerciale”.
Aumentano anche le interferenze nelle attività della chiesa cattolica, fino alle aperte persecuzioni. “La religione è un elemento di frattura nel potere laico cinese”, spiega Cardelli. “Il partito comunista cinese non può lasciare senza controllo il mondo legato alla religione e quindi nomina i vescovi e diffonde un elenco di lama patriottici a cui affidarsi”.
La visita di Cardelli in Umbria è stata anche l’occasione per presentare il volume che raccoglie gli interventi della manifestazione svoltasi il 4 giugno del 2020 a Roma per ricordare piazza Tienanmen e per protestare “contro il virus del totalitarismo cinese nel mondo” e contro “le perduranti e gravissime violazioni dei diritti umani nei confronti delle cosiddette minoranze etniche: Tibetani, Uighuri, Falun Hong, dissidenti cinesi, cattolici cinesi, Hong Kong, Taiwan”.
Il volume “Cina, il Quarto Reich del nuovo millennio?” racconta con la forza delle testimonianze l’assenza della libertà di stampa, i campi di concentramento, le violazioni dei diritti umani, la repressione dei dissidenti, le infiltrazioni nelle università europee, la soppressione dei diritti e le manipolazioni dell’informazione in una nazione che si propone in maniera aggressiva, sotto il punto di vista economico e finanziario, ma anche geopolitico, spinta da un’ideologia dittatoriale di controllo delle masse e dell’economia.