Le principali piattaforme hanno presentato le proposte per combattere la disinformazione sul web in vista delle prossime elezioni europee: impegni concreti per garantire una campagna elettorale digitale trasparente, corretta e affidabile
di Alessandro Alongi
Lotta alla disinformazione online da parte della Commissione UE in vista delle prossime elezioni europee del 2019: nel mirino i giganti di Internet e il proliferare delle fake news in rete, vero pericolo per le democrazie moderne basato sulla diffusione di notizie semplicistiche, fuorvianti e, in ultima battuta, sostanzialmente false.
Il problema non è nuovo per l’esecutivo di Bruxelles che, già a gennaio di quest’anno, aveva dato vita ad una task force di 39 esperti che, guidati da Madeleine de Cock Buning, ha cercato di approfondire le dinamiche di questa moderna epidemia, provando ad individuare nel contempo le più opportune soluzioni volte ad arginare il fenomeno. L’iniziativa eurounitaria replica, con le dovute proporzioni, quanto già realizzato in Italia da AGCOM lo scorso anno, un confronto permanente tra esperti del settore della comunicazione nell’ambito del tavolo tecnico per la garanzia del pluralismo e della correttezza dell’informazione sulle piattaforme digitali.
In vista del prossimo appuntamento elettorale la Commissione europea ha più volte affermato che, visti i tempi stretti, non vi è più tempo per proporre un’iniziativa legislativa per combattere le “bufale” sul web. Anche per questo la via scelta è stata quella di spingere i protagonisti dell’ecosistema digitale a darsi delle regole: un’azione di contrasto al fenomeno non può prescindere dall’attiva collaborazione delle grandi piattaforme social come Facebook, Google e Twitter, facendo assumere ad essi impegni precisi in modo da limitare il propagarsi delle frottole digitali. Il mezzo individuato dalla Commissione per raggiungere l’obiettivo è stato la promozione di un Codice di autodisciplina, documento utile a responsabilizzare i big di Internet di fronte al dilagare di notizie false.
Visto l’effetto dirompente che le fake news sono in grado di provocare nelle opinioni dei cittadini, l’esecutivo di Bruxelles ha chiesto regole chiare e precise ai colossi di Internet così da migliorare la trasparenza nella comunicazione politica, introdurre strumenti per il controllo dei fatti e potenziare l’intero sistema di condivisione di news e contenuti.
Si è giunti così con successo, martedì scorso, alla presentazione dei piani predisposti dai principali provider per contrastare la disinformazione online, una vera e propria roadmap con gli obiettivi da raggiungere e la relativa tempistica. Soddisfatta la Commissaria europea per l’economia e la società digitale Marija Gabriel che ha tenuto a sottolineare come “questa è la prima volta, su base volontaria, che l’industria ha accettato di attuare una serie di misure autoregolate”. Sotto l’occhio vigile di Bruxelles, dunque, in occasione delle prossime elezioni europee i big di Internet si atterranno scrupolosamente al Codice sottoscritto che verte su cinque elementi principali: interruzione dei ricavi pubblicitari delle aziende che diffondono false informazioni; lotta senza quartiere ai falsi account creati con l’unico scopo di spargere false notizie; trasparenza della pubblicità politica; possibilità di segnalazione, da parte dell’utenza, di notizie poco veritiere; azioni di monitoraggio efficace che consentano di individuare la presenza di false informazioni.
La roadmap di Google, ad esempio, prevede l’introduzione nella primavera 2019 di un “Fact Check Explorer“, strumento che consentirà di controllare la veridicità dei contenuti presenti online, insieme ad uno speciale comitato indipendente di fact-checking. Mozilla, invece, prevede il lancio di una nuova versione del browser (Firefox 65) con nuove funzionalità di sicurezza capaci di proteggere gli utenti dal tracciamento indesiderato online (con il blocco del c.d. cross-site, ovvero il tracciamento dei dati dell’utente sui siti). Facebook, invece, si concentrerà sulla limitazione dello spam commerciale e contrasterà l’uso di informazioni fuorvianti o imprecise finalizzate unicamente a raccogliere “Mi piace” o condivisioni. Se è prematuro pronosticare se tutto ciò sarà utile o meno a contrastare le fake news appare però un dato di fatto – nel mondo virtuale così come nella realtà – che ripetendo una bugia cento, mille, un milione di volte, alla fine, diventa una verità.