Confronto avanti, verso emendamenti su durata del collegio dell’Autorità Energia. Bortoni: “Tempi certi per fine prorogatio, ordinaria amministrazione potrebbe scricchiolare”
Mentre lo stallo sulla nascita del nuovo Governo (sono ormai trascorsi più di 50 giorni dal 4 marzo) rende impossibile in Parlamento la formazione delle Commissioni permanenti, le Commissioni speciali di Montecitorio e Palazzo Madama hanno iniziato a muovere passi concreti sul versante dei dossier energetico-ambientali, prendendo in esame due testi rilevanti messi a punto dall’Esecutivo ormai uscente.
Entrando nei dettagli, ieri pomeriggio alla Camera è andata in scena l’audizione del collegio di Arera (proposta la settimana scorsa dai partiti) sul Decreto Legge che proroga il suo mandato fino alla nomina dei futuri commissari, per quanto limitato all’ordinaria amministrazione e ai provvedimenti urgenti.
Il presidente Guido Bortoni ha esposto la posizione dell’Autorità dell’Energia, auspicando tempi rapidi e definiti per la fine della prorogatio che si protrae dallo scorso mese di febbraio, in modo da “garantire ai consumatori, agli operatori e agli stakeholder la certezza di una risposta regolatoria completa, tempestiva e coerente alla legislazione europea in rapida evoluzione”. Bortoni, dopo essersi pronunciato in favore di una conversione senza ostacoli del DL (in scadenza il 9 giugno), ha tuttavia riconosciuto che un’eccessiva durata dell’attuale regime farebbe “scricchiolare” la definizione di ordinaria amministrazione, dal momento che potrebbero “accumularsi molte cose che non vi rientrano”.
Tra le domande che gli sono poi state rivolte dai deputati della Commissione speciale va segnalata l’iniziativa di Simone Baldelli (Forza Italia), il quale ha suggerito di inserire nella bolletta elettrica le informazioni sulla riduzione da 5 a 2 anni della prescrizione del diritto al corrispettivo.
Il termine per la presentazione di emendamenti al Decreto Legge su Arera è fissato per le ore 15 di giovedì 26 aprile, e in base alle ultime indiscrezioni le forze politiche dovrebbero concentrare le proposte di modifica sull’individuazione di una scadenza certa per il rinnovo dei commissari dell’Authority, al momento prevista non oltre il novantesimo giorno successivo all’insediamento del premier che prenderà il posto di Paolo Gentiloni.
Al Senato i riflettori sono invece accesi sullo schema di Decreto Legislativo in ambito di riduzione delle emissioni inquinanti, la cui discussione ha avuto inizio il 18 aprile. L’atto recepisce la Direttiva Ue 2016/2284, il cui fine è quello di promuovere il raggiungimento di livelli di qualità dell’aria tali da non causare impatti negativi né sulla salute umana né sull’ambiente.
Concretamente, i 12 articoli e 4 allegati predisposti dal Governo in base alla Legge di delegazione europea 2016-2017 introducono per il 2020 e per il 2030 obiettivi di riduzione delle emissioni annue di sostanze come il biossido di zolfo, gli ossidi di azoto, l’ammoniaca e il particolato fine, accompagnati da inventari e proiezioni da inviare periodicamente a Bruxelles.
In aggiunta, la prima stesura del D. Lgs. prevede un monitoraggio dei dati relativi agli impatti dell’inquinamento sugli ecosistemi e, soprattutto, definisce le procedure di elaborazione e attuazione dei programmi nazionali di controllo dell’inquinamento atmosferico, affidate rispettivamente al Ministero dell’Ambiente (con il supporto di Ispra ed Enea) e a un futuro tavolo di coordinamento a Palazzo Chigi tra i Ministeri dell’Ambiente, dello Sviluppo Economico, delle Infrastrutture, delle Politiche Agricole e della Salute, allargato alle autorità locali designate dalla Conferenza Unificata.
Dopo il rapido aggiornamento dell’iter avvenuto stamattina, nelle giornate di mercoledì 2 e giovedì 3 maggio si terrà un ciclo di audizioni sullo schema di Decreto, la cui importanza è testimoniata anche dall’apertura, nel recente passato, di una procedura d’infrazione europea contro l’Italia per il mancato rispetto dei limiti di emissione in atmosfera di particolato e biossido d’azoto.
In attesa dei pareri delle Commissioni speciali, dal Mattm è già arrivato l’ok ad alcune delle modifiche concordate il 19 aprile dalla Conferenza delle Regioni; in particolare, si tratta dei criteri per il monitoraggio regionale degli ecosistemi, dell’ipotesi di includere nei programmi nazionali il divieto di bruciare rifiuti agricoli e dell’opportunità di legare i lavori del nuovo tavolo di Palazzo Chigi alle attività del coordinamento tra Ministero dell’Ambiente e Regioni sulla qualità dell’aria.