Pubblicata l’edizione 2017 del Rapporto Ispra sul consumo di suolo in Italia. Coperti quasi 30 ettari al giorno. Maglia nera a Nord Italia e Roma
L’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), ha recentemente pubblicato il Rapporto sul consumo di suolo in Italia, la cui prima edizione risale al 2014.
L’edizione 2017 del rapporto (dal titolo “Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici”) fornisce il quadro aggiornato dei processi di trasformazione del territorio italiano, grazie alla cartografia aggiornata del Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (SNPA), che vede ISPRA – con le Agenzie per la protezione dell’ambiente delle Regioni e delle Province Autonome – in un lavoro congiunto di monitoraggio svolto anche utilizzando le informazioni offerte dalle nuove tecnologie.
Il Rapporto analizza l’evoluzione del consumo di suolo all’interno di un più ampio quadro delle trasformazioni territoriali ai diversi livelli (i dati sono prodotti con un dettaglio a scala nazionale, regionale comunale), attraverso indicatori utili a valutare le caratteristiche e le tendenze del consumo e fornisce nuove valutazioni sull’impatto della crescita della copertura artificiale, con particolare attenzione alla mappatura e alla valutazione dei servizi ecosistemici del suolo.
La cattiva notizia che arriva dall’elaborazione dei dati è che in Italia il consumo di suolo continua a crescere, pur se con un importante rallentamento negli ultimi anni. Nel periodo compreso tra novembre 2015 e maggio 2016 circa 50 chilometri quadrati di terreno sono andati “persi” per copertura, in media circa 30 ettari al giorno.
A livello nazionale, il consumo di suolo è passato da uno stimato 2,7% per gli anni ’50 al 7,6% del 2016, con un incremento del 4,9% e una crescita percentuale di 184% (e con un ulteriore 0,22% di incremento negli ultimi sei mesi analizzati). In termini assoluti, il consumo di suolo ha intaccato – spesso irrimediabilmente – 23.039 chilometri quadrati del territorio italiano.
Le aree più colpite risultano essere le pianure del Nord Italia, le terre comprese tra Firenze e Pisa, il Lazio, la Campania, il Salento in Puglia, le principali aree metropolitane e le fasce costiere, in particolare quelle adriatiche, liguri, campane e siciliane. In ben 15 Regioni viene superato il 5% di consumo di suolo, con il valore percentuale più alto in Lombardia e Veneto (oltre il 12%) e in Campania (oltre 10%). La Valle d’Aosta è l’unica ad essere sotto al 3%. A livello provinciale, la provincia di Monza Brianza è quella con la percentuale più alta (oltre il 40%), seguita da Napoli e Milano. Ogliastra, Matera, Verbano-Cusio-Ossola, Aosta e Nuoro sono invece le province italiane con un consumo di suolo inferiore al 3%. La città che presenta il dato peggiore è Roma (31.564 ettari).
L’ultimo dato che evidenziamo è che circa 32.800 ettari di suolo “consumato” ricadono oggi all’interno di aree protette e tra il 2015 e il 2016 altri 48 ettari sono stati coperti. Il territorio è una risorsa finita, non riproducibile, e basterebbero le cifre di cui è ricco il rapporto a far capire come sia urgente e non più rinviabile l’approvazione della legge sul consumo del suolo (il provvedimento è fermo al Senato da marzo) e della legge sulle aree protette (disegno di legge approvato dalla Camera il 20 giugno e ora al Senato in attesa di essere assegnato alla Commissione competente).