Il governatore pugliese punta a una contrapposizione forte a Renzi
di LabParlamento
“Costituzione”, “Resistenza”, “Giustizia sociale”. Sono le tre parole in rilievo, accanto a una sua immagine, nella prima pagina de “L’Italia è il nostro partito”, la mozione con la quale Michele Emiliano si candida alla guida del Pd in vista del Congresso che si concluderà il 30 aprile con lo svolgimento delle primarie.
“Siamo il partito nato per attuare i princìpi della Costituzione, erede della Resistenza, del movimento operaio e dello Statuto dei lavoratori…”, esordisce il testo per poi puntare più volte nel corso della mozione al concetto di “unione per il bene comune”, “partecipazione” che vuol dire “passare dall’io al noi” (no forte alla logica dell’uomo solo al comando), “aperti alla società, al civismo, al coinvolgimento il più ampio possibile di tutti i cittadini”.
Una “Conferenza programmatica prima del Congresso avrebbe meglio risposto a queste esigenze. Tuttavia, Emiliano dice di voler andare oltre e, piuttosto, polemizza apertamente con l’ex segretario Matteo Renzi su altri versanti: “Noi non siamo nati per essere il partito dell’establishment”, quanto “il partito della militanza, della strada, del generoso attivismo politico, dell’impegno sociale…”, per poi insistere sulla necessità, per il Partito Democratico, di ristabilire una “connessione sentimentale con il suo popolo”.
Un’idea di coesione che, secondo Emiliano, è stata messa nell’angolo dalla “teoria della rottamazione”, dalle scelte a colpi di maggioranza, “dalla selezione degli eletti per fedeltà al capo…”. Intanto ,rimarca, si è dimezzato il numero degli iscritti.
Quanto al “problema Europa”, le soluzioni escogitate da Bruxelles a fronte della gravità della crisi economica si sono rivelate del tutto “inadeguate”. Per questo “bisogna invertire la rotta, rilanciando l’investimento pubblico per la crescita e la coesione sociale”.
Infine, l’importanza dei giovani, i più colpiti dalla precarietà. E l’impegno ad affrontare il problema “dell’occupazione, del reddito e della ricchezza”, che rappresenta il terreno dove i cittadini “percepiscono oggi le disuguaglianze più forti”.