I sintomi del Long Covid sono diversi nelle ragazze rispetto ai ragazzi. Le conseguenze più gravi dell’infezione da SARS-COV-2 sono più frequenti nei bambini rispetto alle bambine, incluso il rischio di Sindrome Infiammatoria Multi Sistemica grave. Mentre, per quanto riguarda gli effetti indiretti della pandemia, sulle giovanissime sono state catastrofici, soprattutto nei Paesi a basso reddito. A descrivere, attraverso 4 diversi aspetti, le differenze di genere nell’impatto del Covid in età pediatrica è un’analisi della letteratura scientifica, presentata al Congresso della Società Internazionale di Medicina di Genere (International Society of Gender Medicine), tenutosi a Padova e che ha visto anche l’elezione della nuova presidente: per la prima volta un’italiana, Anna Maria Moretti.
La distribuzione delle diagnosi di COVID-19 e dei decessi segnalati nella popolazione pediatrica da 0 anni al compimento dei 19, in Italia dall’inizio dell’epidemia a oggi, vede un totale di 4.497 000 casi, tra questi 22.798 hanno richiesto ospedalizzazioni, 509 sono stati ricoverati in terapia intensiva e 73 sono deceduti (dati Bollettino sorveglianza Covid Ministero-ISS 31 agosto 2022). Il numero dei casi si concentra tra 5 e 11 anni, con 1,75 milioni di infezioni. Mentre il numero dei deceduti è più alto da 0 a 5 anni: sono stati 27 su 722.300 casi registrati. “L’impatto della pandemia, quindi, è stato rilevante anche per i più piccoli e i dati mostrano che è stato diverso tra maschi e femmine”, spiega Danilo Buonsenso, docente di Pediatria all’Università Cattolica di Roma e ricercatore presso il Dipartimento di Salute della Donna e dell’Infanzia, Fondazione Policlinico Gemelli IRCCS di Roma
Innanzitutto, le forme gravi di COVID non colpiscono allo stesso modo maschi e femmine. Ad esempio, uno studio pubblicato su Pediatrics (gennaio 2022) ha esaminato 3.106 bambini ospedalizzati: le forme di malattia grave sono state in tutto 691 di cui 384 (pari al 55,6%) nei maschi e 307 (44,4%) nelle femmine. Lo conferma uno studio pubblicato su JAMA network Open (febbraio 2022): su un totale di 167.762 bambini, ha osservato come le forme severe di COVID-19, che sono state in tutto 1.423, sono state nel 56% dei casi a carico dei bambini maschi (per un totale di 791) a fronte del 44% delle bambine (631).
Il secondo aspetto indagato riguarda una complicanza collegata alle infezioni da SARS-COV-2 dei bambini che è la Sindrome Infiammatoria Multisistemica grave (MIS-C), una rara ma grave malattia infiammatoria che colpisce tutti gli organi, innescata dall’infezione da SARS-COV-2. “Ampi studi condotti negli Stati Uniti e in Svezia, oltre che in America Latina, – aggiunge Buonsenso – suggeriscono un rischio più elevato di sviluppo di MIS-C nei bambini maschi”. Tra questi, un lavoro pubblicato su JAMA Network che ha preso in esame i dati di 77.416 casi pediatrici (non fila bene) : 291 bambini avevano sviluppato MIS-C, di cui il 59% erano maschi e il 41% femmine. Inoltre, un fattore di rischio aggiuntivo era l’obesità e, in misura minore, l’asma.
Il terzo aspetto analizzato riguarda la possibilità di sviluppare Long Covid, o persistenza di sintomi che permane anche dopo la guarigione della fase acuta di malattia. Negli adulti sono state documentate differenze di genere nello sviluppo di Long Covid, ma questo argomento è stato meno studiato nei minori. Uno studio condotto dal Policlinico Gemelli IRCSS, per valutare l’eventuale persistenza dei sintomi ha utilizzato un questionario sviluppato dal Long Covid ISARIC Group (International Severe Acute Respiratory and emerging Infection Consortium), ha analizzato quanto riportato da 679 bambini sotto i 18 anni (non fila bene). “I risultati – prosegue – mostrano che non ci sono differenti livelli di rischio di sviluppare Long Covid. Ma tra i due generi è diverso il tipo di sintomi riportati: le femmine lamentano maggiormente astenia, mal di testa, insonnia; i bambini, invece, disturbi intestinali, problemi respiratori, difficoltà nella vita sociale”.
Il quarto aspetto analizzato riguarda agli effetti indiretti del COVID-19 e in questo caso ad essere più penalizzate sono le giovanissime. “Così come nelle donne adulte, anche per le bambine gli effetti della pandemia sono stati catastrofici, soprattutto nei paesi a basso reddito”, osserva Buonsenso. Quelle con una qualche forma di disabilità avevano il doppio delle probabilità rispetto a bambini con disabilità di subire violenze a casa (54% rispetto al 26%). Il rischio di interruzione dell’istruzione è stato doppio nelle bambine rispetto ai bambini (20% rispetto al 10%). “In generale, – conclude l’esperto – l’analisi della letteratura fornisce indizi interessanti su come il genere e gli ormoni possono essere coinvolti nella manifestazione della malattia in differenti fasce d’età”.