Dalla lezione imparata nell’emergenza della pandemia la regione Toscana guarda al futuro, sviluppando la gestione sul territorio dei pazienti oncologici. È questo il senso della delibera 167/2021, la prima del genere in Italia, approvata dall’amministrazione regionale e presentata in un webinar organizzato da Koncept, che ogni anno promuove il Cracking Cancer Forum, l’evento nazionale per la lotta al cancro (18-19 novembre).
“Sono molto orgoglioso di questa delibera, non solo per i contenuti innovativi che esprime ma anche perché emerge in una fase particolare – ha sottolineato l’assessore al diritto alla Salute, Simone Bezzini -. Questa delibera è importantissima perché in una fase in cui si ragiona molto rispetto al Pnrr e agli indirizzi che stanno arrivando dal Piano nazionale di ripresa e resilienza ci troviamo di fronte a un primo tassello di una strategia di innovazione e cambiamento che mette al centro la dimensione territoriale. Con questo atto proviamo a costruire una configurazione territoriale, con un maggior protagonismo del territorio, in stretta relazione con l’ospedale e con il contributo dei medici di famiglia. È il primo tassello concreto di una nuova strategia e un nuovo orizzonte della sanità toscana e non solo”.
In Italia ci sono 3,5 milioni di casi di patologie tumorali, con il 50% dei pazienti che guarisce e una buona parte che si cronicizza. Il modello basato sull’ospedalizzazione è talvolta inappropriato, non tiene conto dei bisogni socio-sanitari prima e dopo la dimissione e ha un costo elevato. “C’è un numero enorme di pazienti tumorali, con bisogni molto diversi, dall’alta intensità ad altri più di tipo sociale che sanitario. Tutta questa mole di domanda – ha spiegato il professor Gianni Amunni, direttore dell’Ispro, l’Istituto per lo studio, la prevenzione e la rete oncologica – ha ad oggi come riferimento quasi esclusivo l’oncologia ospedaliera. Ma il percorso ospedaliero è fatto di brevi e intensi periodi dentro l’ospedale e di lunghi periodi fuori e sempre di più appare evidente che bisogna coprire l’ambito del territorio, La pandemia del Covid ci ha fatto correre verso l’innovazione, uscire da logiche emergenziali e disegnare una nuova normalità, una nuova organizzazione“.
La delibera prevede la creazione di “recettori oncologici” sul territorio, con la presa in carico tramite il “Cronic-care model”, con la possibilità di ospedalizzazione domiciliare e trattamenti oncologici di basso impegno assistenziale a casa del paziente. Caregiver e volontariato sono parte integrante dell’equipe di cura, con la presenza di un tutor che agevola il passaggio delle diverse fasi di presa in carico. Il tutto con una adeguata infrastruttura telematica, sia a livello territoriale che ospedaliero e una cartella clinica informatizzata unica tra ospedale e territorio. Tra il set di cure, inoltre, devono entrare da subito anche prestazioni come psiconcologia, riabilitazione, supporto nutrizionale e sociale. Tutto questo viene sperimentato su una popolazione di circa 100 mila cittadini toscani in tre diverse Aft (Aggregazione funzionale territoriale) per arrivare, insieme al Laboratorio MeS della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, a una puntuale definizione dei requisiti organizzativi del modello per l’estensione a livello regionale.
Per Carlo Rinaldo Tomassini, direttore del Dipartimento Sanità, welfare e coesione sociale della Regione Toscana, “alcune lezioni imparate dalla pandemia possono rimanere un prezioso patrimonio da spendere per innovare anche alcuni percorsi che riguardano l’oncologia. L’esperienza avuta con la pandemia è illuminante. Abbiamo reimparato l’assistenza domiciliare, ad andare a casa dei pazienti: da marzo dell’anno scorso abbiamo fatto 370 mila visite domiciliari e oltre un milione di prestazioni. Ci siamo inventati anche dei nuovi livelli di assistenza e potenziato molto le cure intermedie. Il cambiamento è velocissimo e dobbiamo sperimentare nuovi modelli il più presto possibile”.