L’entrata in vigore delle nuove restrizioni che hanno portato gran parte dell’Italia in zona rossa costeranno all’economia italiana circa 80 milioni di euro di consumi al giorno. Questa è l’impatto stimato per le imprese, in particolare quelle del commercio e del turismo, come stimato da Confesercenti.
Le ennesime misure di restrizione determinano un bilancio fortemente negativo per i consumi delle famiglie, che nei primi quattro mesi dell’anno arriveranno a perdere complessivamente 9,5 miliardi di euro. Tali perdite graveranno soprattutto sul commercio al dettaglio (3 miliardi di euro) e sui viaggi ospitalità e pubblici esercizi (oltre 5 miliardi di euro).
Quest’ultimo settore sconterà soprattutto le chiusure del weekend di Pasqua. Tuttavia, mentre le spese del commercio al dettaglio vengono parzialmente sostituite dalle famiglie con gli acquisti on line o con i delivery, di certo per le settimane bianche e il ponte Pasquale non esistono alternative se non quella di godersi qualche documentario sul divano sognando ad occhi aperti.
“Le dimensioni della crisi sono tali che i livelli di consumo pre-pandemia potranno ormai essere ripristinati solo nel 2024”, spiega Confesercenti. “In questo quadro, come abbiamo avuto già modo di sottolineare, la proroga ed il contestuale rafforzamento delle restrizioni fino a Pasqua costituiscono un nuovo, grave trauma per le imprese. Ed è particolarmente forte per quelle del terziario e del turismo, che si vedono privare dell’avvio della stagione della moda e dell’unico ponte della stagione primaverile”.
“Se si considera che, dopo un anno di Stop & Go, ci sono circa 450mila imprese a rischio chiusura, ci sembra evidente che le restrizioni non siano una soluzione sostenibile a lungo termine dall’economia. Sicuramente non lo è in queste condizioni: sono più di tre mesi che siamo in attesa dei sostegni per le attività economiche ed i lavoratori, ma il provvedimento continua ad essere rinviato”.
Tra le varie iniziative rivolte a programmare il rilancio, piano vaccinale permettendo, c’è quella dell’Amministratore delegato di IGD (Immobiliare grande distribuzione) Claudio Albertini con la proposta di abbassare temporaneamente l’Iva, portandola anche al 15%.
Lo scopo è quello di rilanciare i consumi riducendo il costo finale senza però penalizzare il commerciante. I centri commerciali sono considerati ad alto rischio contagi e per questo subiscono le maggiori restrizioni: “I centri commerciali sono generalmente nelle periferie, hanno spazi enormi e si possono contingentare le entrate e così sicurezza e distanziamento sono garantiti. Invece nei fine settimana ci hanno chiuso, lasciando però che nei centri storici delle città ci fossero folle di persone. Non era meglio cercare di spalmare il flusso tra centri commerciali e centri storici”?
IGD SIIQ ha concesso riduzioni temporanee degli affitti e dilazioni di pagamento, ma da soli i centri commerciali non ce la faranno. Serve un intervento concreto oltre ai ristori e la riduzione dell’Iva potrebbe rappresentare un aiuto al rilancio dei consumi da parte dello stato.