Solo il 6% dei Comuni indicati come punti di somministrazione del vaccino anti Covid-19 ha una popolazione inferiore ai 5mila abitanti. Ciò significa che solo lo 0,5% dei residenti in aree interne o periferiche (poco più di 65mila persone contro i circa 13 milioni totali) gode di un centro di somministrazione del vaccino nel comune di residenza. È quanto emerge da un’analisi più approfondita dei dati disponibili nel Report Vaccini ANTI COVID-19 pubblicato dal Governo.
“Dei 293 punti di somministrazione del vaccino indicati, solo il 6% di questi sono Comuni con una popolazione sotto i 5mila abitanti. Le zone periferiche e le aree interne non possono e non devono essere dimenticate”. È quanto denuncia Antonio Tedeschi, segretario di Periferia Italia, nuovo soggetto politico nato con l’obiettivo di sviluppare iniziative volte a dare voce e futuro ai territori emarginati e alle popolazioni che in essi risiedono (www.periferiaitalia.it).
“Ancora una volta aree periferiche e interne sono state trascurate, non tenendo conto delle esigenze di milioni di persone – continua Tedeschi -. Chiediamo che anche la popolazione che risiede in queste zone sia messa nelle condizioni di poter ricevere senza difficoltà il vaccino anti Covid. Medici di famiglia e pediatri devono essere coinvolti nella fase di somministrazione di massa, allestendo strutture apposite in luoghi idonei come palazzetti dello sport, sedi della Protezione Civile, del Municipio, o appoggiandosi agli studi più capienti dei medici di famiglia”.
Nel piano strategico per la vaccinazione anti-SARS-CoV-2/COVID19 si legge che la strategia vaccinale si articolerà in diverse fasi, il cui modello organizzativo dipenderà da diversi fattori.
“Chiediamo che uno di questi fattori presi in considerazione – puntualizza Tedeschi – sia proprio la possibilità per i residenti di zone periferiche e aree interne di raggiungere senza difficoltà i punti di somministrazione, così da garantire che nessuno venga penalizzato o escluso. Ci sono fasce di popolazione che per diversi motivi hanno difficoltà a muoversi e a spostarsi nelle aree di somministrazione previste. Dobbiamo andare incontro a queste persone e garantire loro – conclude – gli stessi diritti di chi abita in zone centrali”.