“Se la pandemia e il lockdown impediscono questo fondamentale contatto con l’esterno, si entra in un’area di impossibilità che non tutti i giovani riescono a tollerare“. A sostenerlo è il Presidente di Fondazione Soleterre, Damiano Rizzi, realtà che lavora da oltre 18 anni in 10 reparti pediatrici – in particolare nelle onco-ematologie pediatriche – in Italia, Ucraina, Uganda, Marocco, Costa d’Avorio e Burkina Faso. Dallo scorso settembre ha avviato un progetto di supporto psicologico Covid-19 in 70 classi scolastiche per accompagnare studenti, genitori e personale scolastico nel rientro a scuola con nuove regole e nuovi modi di stare insieme.
Quali sono i sintomi da stress Covid-19 più frequenti tra gli adolescenti? E in quali comportamenti si traducono?
La letteratura dice che l’emergere e l’intensità dei sintomi sono legati a diversi fattori di rischio: età dello sviluppo, status, livello di educazione, eventuali condizioni mentali di difficoltà, eventuali condizioni di difficoltà economica e se hanno passato la quarantena con parenti che hanno avuto il Covid-19 oppure addirittura se hanno perso qualcuno. Questi fattori aumentano la possibilità di sviluppare i sintomi. I sintomi più preoccupanti sono quelli a livello depressivo. L’adolescenza, per sua stessa natura nel processo evolutivo e di crescita, deve passare attraverso una sorta di lutto. Qual è questo lutto? Quello del mondo infantile del ragazzo, che si deve, in qualche modo, “separare” dalla sua identità di bambino per costruirne una nuova. Questo avviene di solito con diversi movimenti depressivi che avvengono naturalmente e che vengono affrontati muovendosi e confrontandosi con il mondo, costruendo proprio in questo modo questa nuova identità. Se la pandemia e il lockdown impediscono questo fondamentale contatto con l’esterno, si entra in un’area di impossibilità che non tutti i giovani riescono a tollerare. Si può sostare nell’area depressiva ed elaborare l’attuale situazione dandosi spiegazioni che ci fanno accettare la situazione ma in altri casi non si riesce e nei casi più gravi al posto delle spiegazioni sul perché del vuoto arriva una sorta di abbattimento e perdita di interesse verso la vita, arrivando a pericolosissime tendenze suicidarie, oppure ricerca di varie dipendenze tramite utilizzo smodato di cibo, dipendenze da sostanze, da shopping, da device (internet dipendenza), etc. per colmare il vuoto che si è creato.
Perché è così importante la socialità per gli adolescenti?
È fondamentale, nel processo evolutivo, confrontarsi e creare la propria identità e dimensione pubblica. L’adolescente è sempre in una sorta di “esplorazione”, deve poterlo fare liberamente per affermarsi come individuo. Se viene impedito questo processo, l’adolescente rimane bloccato in un’”area di nessuno”, in cui non si riconosce né come bambino, né come giovane adulto.
I comportamenti sono cambiati rispetto a inizio pandemia?
Sì, molto. All’inizio della pandemia i ragazzi, rimasti a casa, hanno quasi gioito della possibilità di avere qualche spazio per loro. Questo meccanismo, purtroppo, non è durato molto. Molti adolescenti, ad esempio, non sono mai tornati a scuola (se non per brevissimi periodi) diventando, a lungo andare, i grandi dimenticati. Ad oggi, gli adolescenti soffrono la mancanza di speranza; molti arrivano addirittura ad abbandonare la scuola, perdendo fiducia nella modalità di lezione a distanza. Inoltre, percepiscono una sorta di incomprensione da parte dei docenti, che pretendono comportamenti e performance, senza tenere conto della “pandemic fatigue” che colpisce anche i più giovani.
Ci può raccontare un caso che l’ha particolarmente colpita?
Sicuramente quello di una ragazza che a un certo punto ha smesso di andare a scuola e anche di venire in seduta, con la scusa di non sentirsi bene. In realtà, la motivazione giaceva nel fatto di aver preso peso durante il lockdown, e di provare vergogna nel farsi vedere dagli altri. Stiamo cercando di aiutarla, oltretutto i suoi genitori si sono separati. Una situazione davvero molto complessa.
Perché è cruciale intervenire fin da subito con il supporto psicologico e quali consigli può dare a genitori/insegnanti?
È fondamentale, perché come ci sono dei fattori di rischio, ci sono anche dei fattori di protezione, tra i quali l’aiuto di un professionista della salute mentale. Il supporto psicologico attua una moderazione, riduce cioè la possibilità che si manifestino dei sintomi, oppure può aiutare a controllare quelli già esistenti.
Quali conseguenze a lungo termine può portare questa crisi nei giovani e come può intervenire la politica in loro aiuto?
Le conseguenze potrebbero, tra i casi più gravi, portare a un “disturbo da stress post-traumatico” complesso, cioè la perdita di significato della propria vita. Nei ragazzi, riprendere a dare significato alla propria vita può essere molto difficile. Per un adulto, che ha già costruito il proprio sé, perderlo per un attimo può non essere così traumatico. Per un adolescente, che non può fare affidamento su un’identità già costruita, è tutto molto più complesso. La politica dovrebbe mettere a disposizione dei fondi per il supporto psicologico in età evolutiva e interventi diretti continuativi per bambini e adolescenti, creando, ad esempio, la figura dello “psicologo di base”, insieme al pediatra o medico di base. Questo per cogliere con attenzione quei sintomi mentali, psicologici che dicevamo. Un esempio? Di fronte a poca voglia o apatia nell’adolescente, il medico può consigliare di praticare dello sport. Questo non è sempre corretto; questo tipo di approccio potrebbe al contrario scoraggiare il ragazzo. Il professionista della salute mentale, invece, con la sua formazione dedicata, può essere davvero d’aiuto e fare la differenza.