Dall’inizio della pandemia il danno economico per imprese e partite iva ha raggiunto livelli drammatici: incassi crollati del 12,4%, 312 miliardi in meno per le aziende, calo di 7,4 miliardi per autonomi e partite Iva. Dati raccolti in un dossier del Centro Studi di Unimpresa, associazione che rappresenta le micro, piccole e medie imprese.
Numeri che mettono in dubbio la reale capacità di risposte immediate contenute nel Dl Sostegni appena varato dal governo Draghi. Ammonta a quasi 320 miliardi di euro la perdita complessiva di “fatturato” per le aziende e le partite Iva in Italia, nell’arco del 2020. La pandemia Covid e la conseguente interruzione delle attività economiche hanno portato a una contrazione degli incassi del 12,4%: il calo maggiore si è registrato per alberghi, bar e ristoranti (-40,3%), mentre è stato del 27,1% per il settore dell’intrattenimento e dello sport. In controtendenza sia il comparto informazione e comunicazione (+1,6%) sia quello dell’agricoltura (+1,8%).
In termini percentuali, a livello territoriale è la Sardegna ad aver avuto l’impatto più forte sulla sua economia (-25,2%), seguita da Friuli-Venezia Giulia (-20,3%), Valle d’Aosta (-17,4%) e Lazio (-16,3%). Questi i dati di una analisi del Centro studi di Unimpresa, secondo la quale le aziende (grandi, medie e piccole) hanno perso 312,1 miliardi (-11,8%), mentre partite Iva e autonomi hanno incassato 7,4 miliardi in meno (-5,9%).
“È una fotografia, la nostra, di una devastazione economica che nasconde, peraltro, un dramma sociale difficilmente calcolabile, almeno nell’immediato. Da parte del governo di Mario Draghi, al quale comunque abbiamo dato il nostro appoggio, serve uno sforzo più incisivo per far fronte ai danni e ai disastri cagionati dai vari lockdown: il decreto Sostegni varato ieri è insufficiente, servono risorse aggiuntive e, soprattutto, occorre far ripartire il Paese al più presto, coi lockdown più o meno mascherati non andiamo lontano”, commenta il vicepresidente di Unimpresa, Giuseppe Spadafora.
Secondo il Centro studi di Unimpresa, che ha elaborato i dati del Ministero dell’Economia relativi all’imponibile dei contribuenti italiani e realizzato alcune stime, il totale della perdita di fatturato delle aziende e delle partite Iva, nel 2020, ammonta a 319,5 miliardi con una contrazione del 12,4% rispetto al 2019. Per le aziende (grandi, medie e piccole) il calo è stato di 312,1 miliardi (-11,8%), mentre per partite Iva e autonomia la contrazione è stata di 7,4 miliardi (-5,8%).
Il periodo più difficile e negativo, per fatturati e incassi, coincide con i tre mesi del lockdown dell’anno scorso: meno 50,6 miliardi a marzo (-20,6%), meno 86,2 miliardi ad aprile (-37,1%) e meno 62,4 miliardi a maggio (25,6%). La tendenza è rimasta negativa per tutto il resto dell’anno, anche se con perdite meno accentuate, fino a dicembre, quando si stima che la riduzione del fatturato di aziende e partite Iva, anche in questo caso legata alle misure restrittive introdotte per contenere la circolazione del virus, sia stata pari a 30,8 miliardi (-14,0%).
Durante l’estate, le perdite sono state più contenute e, pari a 24,6 miliardi a giugno (-10,4%), di 21,5 miliardi a luglio (-8,1%), di 6,7 miliardi ad agosto (-3,9%) e di 9,3 miliardi a settembre (-3,9%): in questo periodo le restrizioni erano state allentate in maniera sensibile e la maggiore mobilità dei cittadini per le ferie ha verosimilmente favorito maggiori spese nel settore turistico, che in ogni caso non hanno compensato i danni generali all’economia italiana.
A ottobre (-9,0%) e novembre (-7,5%), invece, la crisi economica è tornata ad acuirsi con un leggero peggioramento delle difficoltà (con riduzioni, nei due mesi, rispettivamente per 23,2 miliardi e 17,9 miliardi): anche in questo caso il dato fortemente negativo è riconducibile alle restrizioni per la circolazione e per la mobilità delle persone.
Complessivamente la contrazione dei fatturati sarebbe stata ancora più marcata se a gennaio, quando la pandemia non si era ancora manifestata, non ci fosse stato un balzo positivo degli incassi pari a 14,8 miliardi (+7,0%), dei quali 12,1 miliardi (+5,9%) riconducibili alle aziende e 2,8 miliardi (+28,8%) riferibili a partite Iva e autonomi.
Quanto ai settori, il calo maggiore si è registrato per alberghi, bar e ristoranti (-40,3%), mentre è stato del 27,1% per il comparto dell’intrattenimento e dello sport. In controtendenza, invece, sia il settore informazione e comunicazione (+1,6%) sia quello dell’agricoltura (+1,8%). A livello territoriale, è la Sardegna, in termini percentuali, ad aver avuto l’impatto più forte sulla sua economia (-25,2%), seguita da Friuli-Venezia Giulia (-20,3%), Valle d’Aosta (-17,4%) e Lazio (-16,3%).
In doppia cifra negativa anche la Liguria (-14,7%), il Piemonte (-14,3%), le Marche (-13,7%), la Lombardia (-12,7%), la Toscana (-10,2%), il Veneto (-10,2%) e l’Emilia-Romagna (-10,0%). L’analisi geografica, poi, vede altre 10 regioni e province autonome, tutte con segno negativo, ma con contrazioni delle attività economiche meno accentuate rispetto al resto del Paese: Umbria (-9,5%), Trento (-7,8%), Abruzzo (-6,4%), Bolzano (-5,2%), Puglia (-5,0%), Campania (-4,8%), Sicilia (-4,7%), Molise (-4,5%), Calabria (-3,9%), Basilicata (-1,7%). La media del calo di fatturato in Italia è pari al 7,2%.