L’economia italiana, secondo quanto riportato dall’ISTAT, crescerà del 3,9% nel 2022, per poi rallentare significativamente nel 2023 (+0,4%). Nel terzo trimestre è proseguita la fase di espansione il cui livello ha ampiamente superato quello pre-crisi. L’aumento del Pil è stato sostenuto interamente dalla domanda interna al netto delle scorte, che ha apportato un contributo positivo (+1,6%), mentre la domanda estera netta ha fornito un contributo negativo (-1,3%), associato al forte aumento delle importazioni (+4,2%) e a un miglioramento solo marginale delle esportazioni (+0,1%).
Dal lato dell’offerta, sono emersi andamenti eterogenei tra i settori. Nei servizi è proseguita la fase di espansione del valore aggiunto (+0,9%) trainata dai comparti del commercio, trasporto, alloggio e ristorazione mentre agricoltura, industria in senso stretto e costruzioni hanno invece segnato una diminuzione. A novembre, gli indici di fiducia delle famiglie e delle imprese hanno mostrato un rialzo interrompendo la fase di flessione che aveva caratterizzato i mesi precedenti.
La prolungata fase di crescita dei prezzi, sostenuta dall’eccezionale aumento di quelli dei beni energetici, è attesa riflettersi sull’andamento del deflatore della spesa delle famiglie residenti sia nell’anno corrente (+8,2%) sia, in misura più contenuta, nel 2023 (+5,4%). Le previsioni sono caratterizzate da ipotesi particolarmente favorevoli sul percorso di riduzione dei prezzi nei prossimi mesi e sulla completa attuazione del piano di investimenti pubblici previsti per il prossimo anno.
Dopo una lunga fase di accelerazione che ha attraversato quasi tutto il 2022, a novembre l’inflazione si è stabilizzata. L’indice generale ha riportato una variazione tendenziale pari all’11,8% nel mese di ottobre e di novembre, dopo aver registrato una crescita tendenziale pari all’8,4% nel terzo trimestre. Il risultato di novembre sintetizza il rallentamento dei listini dei beni energetici non regolamentati (+69,9% da +79,4% di ottobre) e dei beni alimentari non lavorati (+11,3% da +12,9%), andamento legato alla decelerazione dei prezzi delle materie prime.
Nonostante le politiche adottate per contenere le tariffe delle bollette, i prezzi degli energetici regolamentati e dei beni alimentari lavorati hanno mostrato un’ulteriore crescita (+56,1% e +14,4% rispettivamente). I prezzi degli altri beni continuano a mostrare un deciso aumento (+5% a novembre da +4,6% del mese precedente) mentre i listini dei servizi si mantengono sui livelli del mese precedente (+3,8%). In particolare, continuano a crescere i prezzi dei servizi per l’abitazione e quelli ricreativi e culturali, mentre rallentano i prezzi dei trasporti (+6,8% a novembre da +7,2%).
Nell’area Euro, nel terzo trimestre, il Pil è cresciuto dello 0,2% in termini congiunturali, in rallentamento rispetto ai tre mesi precedenti (+0,6%, +0,8% rispettivamente nel primo e nel secondo trimestre). Il recupero dei livelli di attività pre-crisi appare generalizzato tra i paesi. Confrontando il valore del Pil l’Italia ha segnato un deciso miglioramento (+1,3%) superiore a quello delle principali economie europee (+1,0% Francia, +0,4% Germania e -1,6% in Spagna).
L’inflazione ha mostrato un primo rallentamento a novembre (10,0% tendenziale dal 10,6% di ottobre). L’indice core, salito al 6,6% dal 6,4% di ottobre, è ancora sostenuto principalmente dai prezzi dei beni e in misura meno rilevante da quelli dei servizi. Secondo la Commissione europea la ripresa dei ritmi produttivi determinerebbe un significativo aumento del Pil dell’area euro per l’anno in corso (+3,2%) a cui seguirebbe un deciso rallentamento nel 2023 (+0,3%). Nel dettaglio, tra i principali paesi, la Spagna crescerebbe quest’anno del 4,5% (+1,0% nel 2023), la Francia del 2,6% (+0,4%) mentre la Germania segnerebbe una crescita più contenuta per l’anno corrente (+1,6%) a cui seguirebbe una flessione nel 2023 (-0,6%).
A livello internazionale, l’elevata inflazione, trainata dall’andamento dei prezzi delle materie prime energetiche, e l’orientamento restrittivo della politica monetaria nei principali paesi, caratterizzano lo scenario globale congiuntamente alla elevata incertezza sull’evoluzione della guerra tra Russia e Ucraina. Questi elementi rappresentano un freno all’economia mondiale che è attesa decelerare quest’anno e il prossimo. La Commissione Europea ha rivisto al ribasso le stime di crescita del Pil mondiale per il biennio 2022-2023 (rispettivamente +3,1% e +2,5%).