Padoan, in Commissione d’inchiesta, sui nodi del settore. NPL in calo. Per i 4 Istituti “non c’erano alternative alla risoluzione”. Bail-in: flessibilità Ue da mantenere
di LabParlamento
Ci sono stati “specifici casi (le banche venete, ndr) in cui forse la Vigilanza poteva fare meglio”, ma “questo avveniva in un quadro assai complesso” e “comunque il lavoro dei controllori è stato ostacolato”. “Lungi da me dire che è andato tutto bene, ma all’interno di questo quadro difficile e in movimento sono stati fatti tutti gli sforzi possibili per una soluzione migliore tra virgolette, in grado di minimizzare i costi gestione della crisi”. Lo ha detto tra l’altro il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, nel corso dell’audizione odierna in Commissione di inchiesta sulle banche, all’inizio di una settimana densa di appuntamenti chiave prima del rompete le righe natalizio. Nell’occasione, Padoan ha svolto una relazione ampia che ha toccato tutti i punti di maggiore interesse (e attrito) sui nodi, passati e presenti, del settore.
“Dopo il picco del 2015” sui crediti deteriorati (NPL, Non Performing Loans) si sta osservando “un’inversione di tendenza a velocita’ sostenuta”, ha esordito ricordando come il valore lordo complessivo dei crediti deteriorati, dopo il picco di 361 miliardi del 2015, sia ora a 287 miliardi (-25%).
In ogni caso, la “risposta del governo in carica e del precedente” alla crisi finanziaria e bancaria” e’ stata “organica”, e gli interventi hanno visto “riforme incisive lungamente discusse” e la modernizzazione del sistema”, ha aggiunto. Secondo il ministro “in Italia non ci sono state bolle immobiliari” o particolari strumenti “tossici”, la crisi del sistema bancario “non e’ stata repentina” ma è stata dovuta all’accumularsi graduale dei crediti deteriorati “in conseguenza della recessione”.
Sulle procedure di risoluzione di Banca Marche, Carife, Banca Etruria e Carichieti “il 10 novembre 2015, all’esito delle interlocuzioni con la Commissione europea, la Banca d’Italia ha informato per le vie brevi il Mef che le tre banche e la Cassa di risparmio di Chieti, anch’essa in amministrazione straordinaria, evidenziavano una grave crisi di liquidità, che poteva essere sostenuta solo per pochi giorni”. “La Banca d’Italia ha quindi rappresentato l’esigenza di avviare le quattro banche alla risoluzione, e ha delineato un possibile schema di intervento”. Sempre secondo Padoan “non c’erano alternative» alla risoluzione. «L’unica alternativa era la liquidazione con conseguenze ben più gravi sui risparmiatori», ha detto. Sottolineando subito dopo che le autorità di vigilanza bancaria si sono trovate ad «affrontare una fase di transizione che ha spostato a livello europeo le competenze, il processo è ancora in corso» ma «malgrado la difficoltà, c’è stata una sostanziale capacita di gestione del sistema». Tuttavia, “non si può escludere che ci siano stati casi in cui, al netto di modifiche istituzionali, si siano verificate responsabilità importanti a livello di singoli istituti”.
Padoan più in particolare ha ricostruito che “le discussioni a livello di governo sulle questioni relative a banche in situazioni di difficoltà avvenivano in modo molto continuo tra Presidente del Consiglio e me, poi ci sono state altre rare occasioni in cui queste cose venivano discusse in gruppi più ampi di governo ma essenzialmente la discussione sui casi bancari è stata tra il presidente del Consiglio e il sottoscritto”.
Il titolare del Mef ha riferito che «il Fondo interbancario di tutela dei depositi stima che quando le pratiche saranno state tutte esaminate, verranno rimborsati agli obbligazionisti circa 190 milioni di euro» dei 4 istituti di credito finiti in risoluzione. «Ricordo che le obbligazioni emesse dalle quattro banche regionali e distribuite a un pubblico di piccoli risparmiatori – ha aggiunto Padoan – ammontano a circa 340 milioni e che pertanto le obbligazioni oggetto della procedura forfettaria ammontano a più della metà del totale».
Padoan auspica quindi che venga mantenuta la flessibilità delle norme Ue sul bail-in che «viene oggi messa in discussione da alcuni, in Europa, proprio a seguito degli interventi effettuati in Italia». Il ministro ritiene invece che «la flessibilità individuata nelle norme europee vada preservata, perché essa apre una sorta di fase transitoria di fatto che può essere sfruttata per completare l’Unione bancaria, rimediando ad alcune lacune che sono già emerse, in parte connesse anche alla mancata previsione di una fase transitoria di diritto»
La Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema bancario e finanziario, come detto, ha ancora in agenda un fitto programma: domani alle 10 Ignazio Visco, governatore della Banca d’Italia; mercoledì alle 10,30 Federico Ghizzoni, ex amministratore delegato di Unicredit; alle 15 Ignazio Angeloni, rappresentante della Banca Centrale Europea; alle 17.30 Grazia Colacicco, sostituta procuratrice della Repubblica presso il Tribunale di Milano; giovedì alle 10,30 Vittorio Grilli; alle 17 Giulio Tremonti; alle 20 Fabrizio Saccomanni; venerdì 22 alle 9 Flavio Valeri, amministratore delegato di Deutsche Bank Italia; alle 11 Mario Monti.