“Quando questo governo nacque fui tra i primi a sostenere che era un governo debole perché privo di un’anima politica. Ora però, con la crisi, andare alle urne non possiamo permettercelo. Meglio un governo europeista con personalità di alto profilo”. Ci tiene a non fare il primo della classe, Federico Pizzarotti, sindaco di Parma dal 2012, con un passato Cinque Stelle alle spalle, che oggi guarda alla crisi con la prospettiva di chi, come tutti i primi cittadini d’Italia, si trova a lottare con i problemi reali dei cittadini, ben distanti dai palazzi di Roma, dove ancora oggi si parla solo di incarichi e poltrone e non, ad esempio, di recovery plan, un’occasione da non perdere per far ripartire il Paese.
Sindaco Pizzarotti, Conte ter, ticket Gentiloni-Draghi o elezioni? Il Paese sembra pericolosamente finito in mano alla roulette russa. Come si esce dalla crisi?
La domanda vera è: come ci siamo entrati? Quando questo governo nacque fui tra i primi a sostenere che era un governo debole, nato più dalla paura delle urne che da un progetto con un’anima politica. Si è voluto unire un percorso europeista con uno smaccatamente antieuropeista, il tutto perché si aveva paura di andare alle urne contro la Lega. Ora la crisi è arrivata, peraltro nel momento più difficile per gli italiani, e andare alle urne non possiamo più permettercelo. Quel che dico è: si costituisca un governo europeista, solido e formato da persone di alto profilo, con un progetto e un’anima politica vere. Le città e gli italiani non possono perdere il treno del Recovery fund.
Come giudica il comportamento di Matteo Renzi?
Cosa vuole che le dica: è incomprensibile. Renzi sta portando avanti la sua battaglia, che è soltanto sua, mentre l’Italia attende di uscire dalle secche di una crisi economica e sociale molto importante. Come città siamo pronti a fare la nostra parte: siamo organizzati e strutturati per gestire i fondi che arrivano dall’Europa, stiamo solo aspettando che da Roma si smetta di discutere di poltrone, ruoli e ministeri e si lavori per il bene dell’Italia.
Il centrodestra continua ad invocare le elezioni, noi come Lab Parlamento abbiamo lanciato il “Comitato 461” (quattro anni, sei mesi, un giorno, per arrivare alla pensione da parlamentare – ndr) come possibile stampella per un Conte Ter. Che peso avrà il “Comitato” in questa crisi?
Da sindaco vorrei essere più pragmatico e ragionare sulla ricetta per uscire da questa situazione, dica chi ci sta: garantire una maggioranza europeista (ma europeista convinta), ripartire col piano vaccinale clamorosamente rallentato, investire immediatamente nel mondo delle imprese e del terzo settore, vere vittime della pandemia, rilanciare il mondo della scuola, arrivare a fine legislatura guadagnando terreno agli occhi dei partner internazionali. Qualsiasi cosa diversa da queste ci getterà ancora di più nell’incertezza.
Intanto il Paese è in ginocchio e il protrarsi dell’incertezza politica potrebbe incidere su provvedimenti come il Recovery Plan, vitali per rilanciare le grandi opere. È così?
È così, senza alcun dubbio. Come ho già detto, noi sindaci siamo pronti a fare la nostra parte, non attendiamo altro che da Roma le forze politiche tornino a pensare agli interessi degli italiani. Nelle nostre città, a noi, non è mai concesso di fallire: se fallissimo, i cittadini ci rimanderebbero a casa in pochi giorni.
C’è un intero comparto italiano, forse il più colpito, di cui non si parla, ovvero il terzo settore che include anche la cultura. Da sindaco della Capitale Italiana della Cultura in carica si sente di lanciare un allarme?
Mondo dello sport, della danza, della cultura in generale, del volontariato e di tutto ciò che concerne il terzo settore: sono categorie fortemente colpite dalla pandemia. Sono quelli che hanno chiuso per prima e che non hanno ricevuto risposte concrete da nessuno. Per rilanciare l’Italia dobbiamo ripartire dal loro rilancio e dalla loro difesa. Parma è Capitale Italiana della Cultura e conosce perfettamente le difficoltà che hanno passato in questo ultimo anno. Eppure non ho sentito una sola parola in grado di dare certezze al futuro di queste lavoratrici e lavoratori. Il recovery plan serve anche per rispondere alle loro esigenze, ma diventa tutto inutile se non si risolverà la crisi di governo.
Sindaco Pizzarotti, il prossimo anno scade il suo secondo mandato. In tanti invocano la presenza di amministratori esperti come lei in Parlamento. Quali sono i suoi progetti?
Recentemente ho parlato alla città durante il nostro celebre discorso di Sant’Ilario: l’ultimo mio anno di mandato coinciderà esattamente con l’anno del lavoro per la ripresa economica dell’Italia e di Parma. L’impegno che ho preso coi miei concittadini è esattamente questo: lavorare senza sosta per rimettere Parma sui binari su cui viaggiava veloce e solida prima che scoppiasse la pandemia. Al futuro prossimo, poi, ci penseremo.