Anche se è ancora difficile prevederne la portata finale, il “caso Roma” ha già prodotto effetti interni ed esterni al Movimento
La crisi del M5S a Roma cambia di colpo le coordinate politiche nazionali, in una prospettiva di notevole incertezza sugli effetti per il breve ma anche medio e lungo termine.
Se la portata finale della (triste) vicenda capitolina, peraltro in continuo divenire anche dopo la “pace di Nettuno”, sembra ancora lontana, appare infatti evidente che alcuni effetti – interni ed esterni al Movimento – si sono inevitabilmente già prodotti.
In primo luogo, il M5S avrà grosse difficoltà, d’ora in avanti, a riproporsi come “novità immacolata” del panorama politico e partitico. Le bugie oltre che le gambe corte hanno un’altra innata caratteristica: fanno sì che il bugiardo faccia grossa fatica, poi, a riproporsi come persona credibile, trasparente e comunque scevra da vizi di sorta.
In secondo luogo, il cortocircuito Raggi-Muraro-Marra-Romeo, etc, etc sarà in grado di argomentare – ormai con buoni riscontri – la tesi più volte sostenuta dalle opposizioni, anche prima della tornata elettorale, che i giovani seguaci di Grillo e Casaleggio presentano una a dir poco scarsa cultura e capacità di governo, amplificata dall’assenza di una classe dirigente già collaudata e soprattutto fidata. In parole povere: facile criticare prima, difficile cimentarsi con la realtà dopo. Conclusione: chi rischierà di affidargli, un giorno, le chiavi del Palazzo? Se qualche settimana fa questa era una “accusa” da avvalorare (la delicata situazione di altre amministrazioni locali in mano al M5S non si può paragonare per importanza a quella della Capitale), adesso invece…
In terzo luogo, il Movimento continua a sbattere, senza più scuse, contro l’evidente anomalia di non essersi voluto strutturare per tempo in un partito, sia pure nei modi più preferiti e magari “diversi” dalla generalità delle altre formazioni storicamente consolidate, all’indomani della conquista di larghe porzioni di potere. L’assenza di regole interne, di strutture condivise e di luoghi di confronto istituzionali ha prodotto quel caos del “tutti contro tutti” che sta disorientando oltremodo, solo per essere benevoli, la base degli elettori in “Rete” e non.
Infine e forse più importante proprio questa assenza di organizzazione ha evidenziato maggiormente il gioco al massacro “correntizio” privo del paracadute presente negli altri partiti, laddove proprio la “santificazione” delle divisioni (basti pensare al PD renziano rispetto alle diverse più o meno colorite opposizioni interne) ha il “pregio” di smussare più facilmente gli attriti in quella che potremmo definire la “consuetudine” degli atteggiamenti “contro”. Se non altro come immagine nei confronti degli elettori e dell’opinione pubblica.
Per inciso non si può non osservare che l’esplosione delle correnti e delle fazioni, piccole o grandi, si è verificata all’indomani del “passo di lato” di Beppe Grillo e dell’improvvisa scomparsa di Roberto Casaleggio. Il che la dice lunga sulla possibilità del Direttorio di proseguire per la propria strada (lo ha mai fatto in autonomia?) come se niente fosse accaduto.
In ogni caso, l’harakiri del M5S non potrà non condizionare quello che già da tempo si presenta come un puzzle politico autunnale assai complesso.
Sicuramente per quanto riguarda l’esito del referendum autunnale sulla riforma della Costituzione, che adesso il Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, avrà ancor di più desiderio di attardare per meglio approfittare delle difficoltà della maggiore forza di opposizione.
Ma anche per quanto attiene ai rapporti di forza interni al PD e a quelli nel centro-destra. Rafforzando il concetto di governabilità espressa da Renzi nel primo caso (che l’emergenza terremoto e la persistente crisi economica contribuiscono a rendere quantomeno più auspicabile) e, nel secondo, la maggiore affidabilità della proposta del “coordinatore” Stefano Parisi, rispetto agli estremismi di altre voci presenti dentro e fuori Forza Italia. A cominciare dalla Lega.
Anche se resta da dimostrare che tutto questo si traduca in un significativo travaso di consensi e voti a danno del M5S.
Come si può ben vedere un panorama di nuovo tutto, improvvisamente, in movimento. Senza dimenticare che la crisi M5S ci ha privato di una delle poche certezze che avevamo soltanto fino a qualche giorno fa. L’immagine di cambiamento che il Movimento aveva incarnato fin dal suo apparire contro quella che si è duramente apostrofata, affatto a torto, come la Politica ladra, arraffona e, per l’appunto, … incapace e bugiarda. Costringendola nei fatti a correggersi, o quantomeno a provarci. Il che, comunque la si possa pensare, non ci fa affatto piacere. Anzi.
di Stefano Delli Colli