I cambiamenti climatici, le guerre, le nuove frontiere del turismo di massa sono tutte sfide che mettono a dura prova la gestione dei Patrimoni Mondiali e per affrontarle occorrono competenze condivise, consapevolezza e responsabilità collettiva da parte di tutte le Istituzioni coinvolte. E’ questo in sintesi il messaggio lanciato dall’Associazione Beni Italiani Patrimonio Mondiale, che oggi a Roma, presso la sede del Ministero della Cultura, ha raccolto rappresentanti del Governo e del Parlamento oltre a sindaci e amministratori locali.
L’Associazione Beni Italiani Patrimonio Mondiale è una realtà nata nel 1997 che oggi riunisce più di 50 Enti responsabili della gestione dei Beni italiani iscritti nella World Heritage List. Il nostro Paese può vantare il primato assoluto con ben 60 siti iscritti nella Lista del Patrimonio Mondiale dall’UNESCO: monumenti, centri storici, parchi archeologici e naturali, luoghi ai quali viene riconosciuto di essere uniche, eccezionali testimonianze del percorso dell’essere umano sulla Terra.
L’iniziativa rientra all’interno del progetto finanziato grazie ai fondi della Legge 77/2006 del Ministero della Cultura. Obiettivo dell’Associazione è mettere al centro della discussione la protezione del Patrimonio Mondiale come impegno collettivo per il futuro e indagare quali sono le visioni e le strategie della politica italiana sul tema delle designazioni UNESCO e Patrimonio Mondiale a livello nazionale, regionale e locale.
Il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin, ha sottolineato come “la consapevolezza dell’importanza della manutenzione e della valorizzazione dei beni Unesco presenti nel nostro Paese è una delle sfide che vogliamo affrontare anche rafforzando i finanziamenti dello Stato a favore degli Enti Locali che si occupano della loro gestione. In Italia la valorizzazione dei beni ambientali ha assunto una valenza costituzionale solo nel 2022, segno che fino a quel momento questi temi non erano nella sensibilità dei nostri legislatori. Dobbiamo tutti insieme compiere lo sforzo di renderci conto di cosa abbiamo in questo Paese. La caratteristica del nostro Paese ci richiama ad una cautela sull’utilizzo del territorio che deve combaciare con la sua valorizzazione. Dobbiamo cogliere i meccanismi di equilibrio per manutenere al meglio i beni Unesco”.
Per Matteo Orfini, membro Commissione Cultura della Camera dei deputati, “abbiamo una responsabilità politica e culturale nella costruzione di un modello nuovo di gestione dei beni patrimonio mondiale presenti nel nostro Paese. Dobbiamo rivendicare un modello di tutela dei nostri beni ma allo stesso tempo occorre aggiornare il codice dei beni culturali con una discussione aperta che coinvolga soprattutto coloro che più da vicino si occupano della gestione, evitando che questa gravi esclusivamente sugli Enti Locali”.
Ad intervenire anche Magdalena Landry, Direttore regionale Europa dell’UNESCO, che ribadito come “il principio della responsabilità collettiva rispetto alla protezione del patrimonio culturale è sancito a livello internazionale ed è fondamentale investire sulla sensibilizzazione relativa a questi temi. Il patrimonio mondiale non è solo una lista di beni ma un simbolo tangibile della memoria collettiva che valori e conquiste comuni. Oggi più che mai le sfide che dobbiamo affrontare sono cooperazione e solidarietà internazionale, serve uno sforzo unitario di tutti i Paesi. L’impatto dei cambiamenti climatici, ad esempio, impone scelte importanti sullo sviluppo di conoscenze e scelte indirizzate alla conservazione responsabile di questi patrimoni mondiali”.
Per Aruna Francesca Maria Gujral, Direttore Generale dell’ICCROM, “proteggere e valorizzare i nostri patrimoni è un dovere di tutti, gli Stati hanno il dovere di conservare i nostri patrimoni culturali. Questa missione è sempre più complessa per le molte sfide che ci sono. Serve un’azione collettiva, con sinergia di tutti gli attori che devono avere strumenti operativi per attuare le azioni necessarie per la conservazione e la gestione sostenibile del patrimonio mondiale”.
Il presidente di BIPM, Alessio Pascucci, ha lanciato un appello alle Istituzioni: “vogliamo accendere un faro sulla necessità di costruire una nuova consapevolezza dei valori relativi al Patrimonio Mondiale. Chiediamo a tutte le Istituzioni di cogliere questa occasione per l’Italia per poter adempiere al meglio alle opportunità e ai doveri legati alle Convenzioni internazionali dell’UNESCO, in particolare alla Convenzione del Patrimonio Mondiale Culturale e Naturale“.
Per Carlo Francini, coordinatore scientifico di BIPM, “la conservazione e la valorizzazione dei patrimoni mondiali deve essere ricentrata attraverso il contributo che possono offrire gli Amministratori dei territori che li ospitano. È questo il lavoro che l’Associazione intende portare avanti, perché soltanto un territorio consapevole del patrimonio mondiale può fornire le indicazioni utili per una gestione corretta, capace di favorire la convivenza e lo sviluppo sotto tutti i punti di vista“.