Il dubbio è la scintilla primigenia per la creazione e lo sviluppo di ogni civiltà. Il dubbio sostava in Eva quando volle la mela potendo essa nascondere nuovi albori di conoscenza. La scienza esiste in quanto mossa dal dubbio che sospinge la ricerca di soluzioni che, una volta scoperte, saranno vagliate ancora per percorsi ancora più efficaci.
La filosofia non esisterebbe senza il dubbio. Dai presocratici ad oggi il dubbio è coessenziale al pensiero umano. Solo il dato oggettivo, reale, “cosale”, è indubitabile. San Tommaso iniziava le sue lezioni poggiando una mela sulla cattedra e dicendo: “Chi ritiene che questa non sia una mela è bene che esca”.
Il dubbio è connaturale all’uomo, è predisposto ad esso per dirla con Cartesio. Il dubbio è la musa ispiratrice dell’opera di Brecht. Cogito, ergo sum. Cristo ha dubitato e urlato al Padre i suoi terrifici dubbi sul Monte degli Ulivi.
Se non ci fosse stato il dubbio a muovere Beccaria staremmo ancora ad impiccare e torturare le persone, e non è forse la mancanza di dubbi che consente l’orrido presso certo Islam? Il dubbio è principio ispiratore del sistema giuridico, informato, sin da quello romano, del brocardo “in dubio pro reo“.
Anche una sentenza passata in giudicato può essere messa in discussione se sopravviene il dubbio sotto forma di vizi processuali o decisionali: la revisione nel campo penale e la revocazione in quello civile. La certezza del diritto è una finzione, perché il dubbio può comparire in ogni momento e sostituirla con un’altra verità.
L’assenza di dubbi ha portato ai mostri del Novecento: a Norimberga non v’erano dubbi, solo esecuzione di ordini scellerati. Pensare che il passato non torni è la più grande beffa di satana. Lo Stato assoluto è sempre dietro le porte, solo ammantato in vesti più eleganti e vivaci, che meglio ingannano lo stolto che le guarda.
La letteratura distopica ha anticipato ciò che sta avvenendo. Già prima dell’arrivo della pandemia v’erano certezze incrollabili e i tedofori del dubbio erano destinatari della damnatio memoriae.
La storia per l’ideologia non è composta da una serie continuativa di fatti ma da una narrazione che non può essere messa in dubbio, neanche se i fatti palesano l’opposto. Gianpaolo Pansa ebbe il coraggio di seguire la stella polare nel dubbio nella ricostruzione storica del periodo della resistenza al regime nazi-fascista: per dubitare bisogna avere coraggio.
Gli assertori della certezza, anche se i fatti dicono altrimenti, sono i veri propugnatori, senza saperlo, dei regimi totalitari e sanguinari.
Il Covid ha bandito il dubbio dalla nostra comunità; l’invasione russa dell’Ucraina ne ha intensificato l’aggressività: mai si è visto un pensiero tanto “il-liberal” mutuando le parole di Federico Rampini.
Tutto è una certezza. La scienza, che dovrebbe vivere di incertezze. Il diritto, divenuto forma legale della più becera e incontenibile irrazionalità incostituzionale e a-costituzionale, lesiva delle più basilari regole umane e sociali.
Il dubbio non è civico. Mondo giornalistico tutto (ad eccezione di qualche valorosa testata) e persino alte cariche dello Stato hanno dileggiato e disprezzato chiunque ponesse qualsivoglia dubbio alla versione ufficiale della “Verità”. La giurisprudenza dei Tar a quella pretoria penale e civile – con mal sopportabile ritardo – sta facendo propri i dubia dei reprobi.
Parte dello scientismo si sta commutando di nuovo in scienza cominciando a smentire quanto fatto e detto nel recentissimo passato. Si possono opporre riflessioni di ordine politico, geopolitico, storico e, direi più banalmente, razionale, all’attuale conflitto russo-ucraino? Deve entrare proprio ora la Finlandia nella NATO? O dobbiamo solo genufletterci innanzi a Biden e a Zelens’kyj per non incorrere nella fatwa di essere filo-Putin?
Il dubbio è l’unica salvezza di Popoli che stanno perdendo la ragione come dimostra la cancel culture.