Le strade di Parma e Torino scelte per la messa su strada del primo veicolo connesso. Via libera del Ministero dei Trasporti, a patto che a bordo sia sempre presente un “umano” pronto ad intervenire in caso di necessità
L’auto a guida autonoma presto sarà realtà anche in Italia. O almeno questo è l’auspicio del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti che, nei giorni scorsi, ha dato il via libera alla prima sperimentazione delle automobili robotizzate su alcuni tratti di strada nazionale.
Il disco verde del dicastero guidato da Danilo Toninelli arriva dopo il parere positivo espresso il 22 marzo scorso da parte dell’Osservatorio tecnico di supporto per le Smart Road. Grazie agli approfondimenti svolti e alle prime valutazioni tecnologiche, la direzione competente del Mit ha potuto concludere le verifiche utili al rilascio del permesso di circolazione di un veicolo prodotto dalla VisLab, unica società finora ad aver presentato domanda di autorizzazione.
Il Ministero ha tenuto a precisare che i primi modelli di auto connessa ammessi alla sperimentazione dovranno circolare nel pieno rispetto delle norme del codice della strada e in presenza di un “umano” in grado di correggere eventuali errori del robot, così da poter garantire in ogni circostanza il rispetto della sicurezza. Molti problemi tecnici, infatti, devono ancora essere risolti per rendere questo tipo di veicoli pienamente in grado di percepire l’ambiente attorno a sé, riconoscerlo e prendere la decisione giusta, come farebbe un conducente umano.
L’iniziativa si colloca all’interno delle riflessioni già avviate dalla Commissione europea su tali temi. Secondo i commissari di Bruxelles, il nuovo mercato dei veicoli automatizzati e connessi crescerà in modo esponenziale, producendo benefici economici di grande entità. Si stima che, entro il 2025, l’industria automobilistica produrrà profitti per oltre 620 miliardi di euro, a cui sommare i 180 miliardi di possibili introiti per il settore elettronico. Tuttavia, come dimostrato dagli ultimi incidenti avvenuti negli Stati Uniti, la mobilità automatizzata potrà essere accettata dalla società solo se vengono garantite norme di sicurezza molto elevate.
La rivoluzione dei trasporti è dunque iniziata, e non solo nel nostro Paese. La maggioranza dei cittadini europei è ben predisposta verso le automobili autonome e il 58% dei cittadini UE vorrebbe provare uno di questi veicoli.
Ma, nonostante ciò, non tutti sono convinti che la prossima rivoluzione dei trasporti sarà in grado di metterci al riparo dal traffico, dalle emissioni inquinanti e dagli incidenti stradali. La mobilità autonoma promette grandi benefici, ma pone anche seri problemi. L’eccessiva fiducia nella tecnologia sta generando una corsa a cogliere soltanto i vantaggi di tale opportunità e meno a rispondere a specifiche questioni sollevate, prima fra tutte quelle di valore etico. Diversi, in tale ambito, i nervi ancora scoperti, primi fra tutti quelli della responsabilità civilistica delle auto autonome nonché le aspettative circa la reazione del veicolo quando un evento inatteso non può essere evitato: l’Intelligenza artificiale che governerà la plancia di guida sarà chiamata ad effettuare delle scelte, ad esempio, in prossimità di un incidente (salvare la vita del passeggero o quella dei passanti che attraversano la strada?).
Ed ecco che torna, con forza, il ruolo preminente dello Stato nel concepire le regole per disciplinare al meglio il nuovo fenomeno. Problema risolto? Neanche per sogno. I detrattori di tale visione già gridano allo scandalo, accusando il legislatore di voler imporre regole alla progettazione del software delle auto imponendo un modello etico di Stato che, ope legis, detta all’algoritmo le priorità rispetto alla vita e alla morte. Visto i toni assunti dal dibattito si consiglia, al momento, di andare in bicicletta. Tutt’al più elettrica.