Il nuovo impasse parlamentare e l’avvicinarsi del voto anticipato riducono al minimo le possibilità di approvazione. A meno che..
Con il passare dei giorni, sembrano ridursi sempre di più le possibilità che il Ddl Concorrenza possa superare l’ultimo ostacolo del suo iter parlamentare per diventare, a distanza di oltre due anni dal suo primo varo in Consiglio dei Ministri, Legge dello Stato.
Se nella scorsa settimana avevamo parlato di partenza a singhiozzo della terza lettura, quanto accaduto negli ultimi giorni alla Camera ha se possibile messo ancora più a rischio il futuro del Concorrenza. Le Commissioni Finanze e Attività produttive, difatti, hanno fissato il termine per la presentazione di emendamenti addirittura al 13 giugno, decidendo nel frattempo di avviare un ciclo di audizioni sul testo. Audizioni, che oltre a presentarsi come una manovra delle Commissioni per prendere tempo (vista la durata dell’esame del Ddl, non si capisce che cosa debba essere ancora chiarito..) al momento non vedono neanche la presenza di un calendario dei soggetti da ascoltare.
Come più volte rimarcato nel corso dei mesi, il Ddl Concorrenza sconta l’assenza di un sostegno unitario da parte del Governo e della maggioranza, a causa della sensibilità (tanto in termini economici quanto di consenso) degli ambiti affrontati nei suoi articoli. A queste difficoltà, di per sé non facili da superare, si stanno ora sommando le turbolenze cui si sta assistendo ogni giorno sul piano politico, con uno scenario di elezioni Politiche nel prossimo autunno ormai quasi inevitabile, il che comporterebbe uno scioglimento delle Camere, con conseguente decadimento dei testi rimasti in sospeso, a ridosso della pausa estiva dei lavori.
In simili condizioni, un Disegno di legge privo di padri putativi non ha pressoché speranza di poter essere condotto in porto, tanto che una serie di “voci di Palazzo” registrate ultimamente indicano che solo un Decreto legge dell’ultima ora potrebbe salvare le novità più rilevanti del Concorrenza, a partire dal superamento del regime di maggior tutela per i consumatori di gas ed elettricità. Un colpo di scena, se si verificasse, che salverebbe solo in parte il Parlamento da una brutta figura agli occhi di imprese e investitori.