La discussione sul ddl Zan inizierà martedì 13 luglio. Sarà una battaglia dura in Aula con i voti – quasi sicuramente – a scrutinio segreto. Poco prima del voto sulla data, è stata la capogruppo di Forza Italia, Annamaria Bernini, a tentare l’ultima carta chiedendo «qualche giorno in più per arrivare ad un testo condiviso e non affrettato». L’Aula non ha accolto l’appello e Simona Malpezzi, capogruppo dem, ha ricordato come l’iter del ddl Zan è stato tutto tranne che affrettato visto «che è in commissione da sette mesi». Matteo Renzi si sbilancia in una previsione: «Alla fine vinciamo anche questa». L’altra, nemmeno a dirlo, era la battaglia che condusse contro il Pd per affossare ogni ipotesi di Conte ter e portare Mario Draghi a palazzo Chigi.
E quando Alfonso Ciampolillo, uno dei senatori che avrebbe dovuto salvare l’allora premier da una sorte già segnata, dichiara che voterà la legge Zan «al contrario di Renzi» tra i dem di palazzo Madama qualcuno fa degli espliciti scongiuri. Già, quel che colpisce in questa vicenda è la cifra da pochade che sta assumendo. Nessuna vera tensione, nonostante le divisioni, anche profonde, nel Pd, nei 5 stelle e persino in Leu. Solo il ripetersi delle polemiche di sempre tra iI Partito democratico e Italia viva.
Si andrà, dunque, alla conta al Senato: a favore del via libera senza modifiche i 75 senatori M5s (fonti parlamentari di centrodestra sostengono che tra i pentastellati potrebbero però esserci defezioni, dettate dalle fibrillazioni interne al Movimento), 38 del Pd, i 6 senatori di Leu, inoltre si calcolano circa una decina dal gruppo Misto e qualche ‘dissidente’ azzurro, come già accaduto alla Camera. I voti contrari, nel caso non si apportassero modifiche al testo, sono così composti: 51 senatori di Forza Italia, 20 FdI, 64 Lega, 7 Idea, a cui andrebbero aggiunti altri voti dal Misto. Insomma, numeri alla mano, con la complicità dei voti segreti, è difficile che il testo passi senza modifiche. Tanto che nella maggioranza, tra gli stessi dem e M5s, c’e’ chi ipotizza che una mediazione in extremis prima dell’Aula porterà ad alcune modifiche, scenario per ora smentito dai due gruppi parlamentari. Per Iv vanno aboliti gli articoli sulle definizioni, compresa l’identità di genere, e sulla libertà di pensiero, la cosiddetta ‘clausola salva-idee’.
Ma M5s e Pd dicono no a “qualsiasi soluzione al ribasso”. E il segretario dem Enrico Letta mira a ‘stanare’ chi, come Italia viva (il messaggio è rivolto a Matteo Renzi), alla Camera aveva votato a favore e ora potrebbe non bissare il sì: “Calendarizzato il Ddl Zan. Quindi vuol dire che i voti ci sono. Allora, in trasparenza e assumendosi ognuno le sue responsabilità”, andiamo avanti e approviamolo”, scrive sui social. Tranchant la replica di Matteo Salvini: “Se la legge verrà affossata, il nome e cognome di colui che ha impedito che il Parlamento approvasse all’unanimità la tutela della libertà d’amore e dei diritti civili è il signor Letta”.