Bonus formativo e credito d’imposta cultura. Superlavoro per i tecnici ministeriali
Fatta la legge, occorre fare i decreti attuativi. E’ questo il “mantra” che in questi giorni di inizio anno risuona nei corridoi ministeriali.
Approvata a fine dicembre la legge di bilancio per l’anno 2018, c’è infatti la necessità di emanare oltre centocinquanta decreti dei rispettivi ministeri per dare attuazione alle norme previste nei 1181 commi dell’articolo unico della più importante legge dell’anno.
Ma questa volta, oltre alla solita importante mole di atti di secondo livello da emanare, c’è la campagna elettorale e le elezioni del 4 marzo. Una vera e propria corsa contro il tempo. Senza l’ambizione di richiamare tutti i decreti in itinere, alcuni esempi però vale la pena di indicarli.
Basta infatti scorrere i vari commi della legge 27 dicembre 2017 n. 205 (la legge di bilancio appunto) per trovare tanti “entro il giorno…..” oppure “entro novanta giorni dalla data di entrata della presente legge……” e ritrovarsi catapultati nel magico mondo dei “decreti attuativi”.
I commi dal 46 al 56, per esempio, introducono, per il 2018, un credito d’imposta per le spese di formazione del personale dipendente nel settore delle tecnologie previste dal Piano Nazionale Impresa 4.0. Il credito in questione è ammesso fino ad un importo massimo annuo pari a 300.000 euro per ciascun beneficiario ed entro tale limite, la misura del beneficio è pari al 40 per cento delle spese effettuate nel periodo di imposta successivo a quello in corso al 31 dicembre 2017 e relative al costo aziendale dei lavoratori dipendenti, per il periodo in cui essi siano occupati nelle attività di formazione suddette.
Un “bonus formazione” da 250 milioni di euro per il 2019 a cui si potrà accedere dopo che sarà emanato, entro 90 giorni dall’entrata in vigore della legge di bilancio, un decreto del Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze e con il Ministro del lavoro e delle politiche sociali che provveda a definire le disposizioni applicative, con particolare riguardo alla documentazione richiesta, all’effettuazione dei controlli e alle cause di decadenza del beneficio. Il Mise è al lavoro, anzi a quanto risulta a LabParlamento è in “frenetico” lavoro, pungolato dai destinatari della norma.
Continuando a scorrere i commi, si arriva al n. 57 che istituisce e disciplina, fino al comma 60, il credito d’imposta in favore delle imprese culturali e creative per attività di sviluppo, produzione e promozione di prodotti e servizi culturali e creativi. Ma anche qui ci vuole un decreto, questa volta del Ministro dei beni e delle attività culturali, che dovrà sentire le competenti Commissioni parlamentari e trovare un’intesa in sede di Conferenza Stato-Regioni e Province autonome, per disciplinare la procedura per riconoscere la qualifica di impresa culturale e creativa, definire i prodotti e i servizi culturali e quelli creativi.
Procedura abbastanza complicata da chiudere in tempi brevi, ma soprattutto non l’unica per dare attuazione a questa norma. Si perché le norme affidano ad un altro decreto del Ministro dei beni e delle attività culturali, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze e sentito il Ministro dello sviluppo economico il compito di definire, tra l’altro, le norme applicative del credito d’imposta con riferimento alle tipologie di interventi possibili, alle procedure di ammissione e a quelle di recupero nel caso di uso illegittimo dell’agevolazione.
Un bel da fare anche questa volta per i tecnici dei Ministeri coinvolti e per le Commissioni parlamentari di un Parlamento con poteri ridotti e convocazioni quasi azzerate.
A quaranta giorni circa dal voto, l’operazione “salvate la norma X”, emanando i necessari decreti, è in pieno svolgimento. E dopo il 29 gennaio, ultimo giorno per la presentazione delle liste dei candidati, la battaglia sarà ancor più cruenta.