Approvato all’unanimità dal Consiglio dei Ministri. All’interno norme sull’immigrazione, ma anche sulla sicurezza. Cambiano, tra gli altri, Daspo e Sprar. Raddoppia il “trattenimeto”, crescono i fondi per i rimpatri
di Stefano Bruni
“Il presente intervento normativo si rende necessario ed urgente nell’ambito di una complessa azione riorganizzativa, concernente il sistema di riconoscimento della protezione internazionale e le forme di tutela complementare, finalizzata in ultima istanza a una più efficiente ed efficace gestione del fenomeno migratorio nonché ad introdurre misure di contrasto al possibile ricorso strumentale alla domanda di protezione internazionale”.
Si apre così, la relazione illustrativa del “decreto sicurezza e immigrazione” approvato lunedì 24 settembre dal Consiglio dei Ministri, “all’unanimità”, come ha sottolineato il proponente, Matteo Salvini, in conferenza stampa.
Poche righe che hanno un grande significato poiché nei giorni scorsi erano circolate voci a proposito di dubbi sul carattere di “urgenza” (richiesto dalla Costituzione) del decreto che attende ora la firma del Capo dello Stato.
Un provvedimento che si occupa, come ha detto il Presidente del Consiglio Conte, sia di sicurezza quanto di immigrazione e che nasce dalla necessità di recuperare alcuni “disallineamenti” in materia rispetto ad altri Paesi Europei.
Quali interventi in particolare sono contenuti dunque nel decreto?
Anzitutto, per quanto riguarda le misure in materia di immigrazione e protezione internazionale, si è dato particolare rilievo all’”anomala sproporzione” tra il numero di riconoscimenti delle forme di protezione internazionale espressamente disciplinate a livello europeo (status di rifugiato – 7% – protezione sussidiaria – 15%) e il numero di permessi di soggiorno rilasciati per motivi umanitari ((25%, aumentato fino al 28% per l’anno in corso).
In particolare, viene annullato l’attuale esercizio discrezionale nella concessione della tutela umanitaria, con l’introduzione di una tipizzazione dei casi di tutela complementare, con precisi requisiti per i soggetti interessati.
La protezione umanitaria sarà dunque sostituita da un permesso di soggiorno della durata di un anno per sei fattispecie specifiche, tra cui motivi civili, medici o per calamità naturali nel paese di origine.
Viene poi allungato l’elenco di reati che comportano la sospensione della domanda d’asilo e causano l’espulsione immediata, con l’inserimento, tra gli altri, dei reati di violenza sessuale, lesioni aggravate e oltraggio a pubblico ufficiale.
Sospensione della domanda d’asilo e espulsione immediata è previsto vengano revocati dopo sentenza di primo grado.
Coloro invece che si trovano nei centri per il rimpatrio, in attesa di espulsione, avranno un “raddoppio del trattenimento”, prolungato da 90 a 180 giorni. Incrementati anche i fondi per i rimpatri: 500mila euro nel 2018, un milione e mezzo di euro nel 2019 e un altro milione e mezzo nel 2020.
Una parte importante del decreto è poi dedicata al tema della cittadinanza, modificando la legge del 1992 che la disciplina. La grande novità è data dal fatto che la domanda per l’acquisizione della cittadinanza potrà essere rigettata anche se è stata presentata da chi ha sposato un cittadino o una cittadina italiana. Fino ad oggi, infatti, le domande per matrimonio non potevano essere rigettate mentre, non appena entrerà in vigore il decreto, sarà possibile. Inoltre, il contributo richiesto per la domanda aumenta da 200 a 250 euro ed è prolungato fino a 48 mesi il termine per la concessione della cittadinanza sia per residenza sia per matrimonio. È altresi prevista la revoca della cittadina per tutte quelle persone ritenute un pericolo per lo stato.
La revoca è possibile entro tre anni dalla condanna definitiva, per decreto del presidente della repubblica su proposta del ministro dell’interno.
Altre norme, invece, hanno interessato il delicato tema del terrorismo. Nel decreto si prevede infatti l’introduzione di particolari procedure per il noleggio di furgoni che dovrebbero avere l’obiettivo di rendere più complicato l’utilizzo di veicoli nel corso di attentati.
Sempre in ottica antiterrorismo l’estensione del Daspo (provvedimento che prevede che sindaco e prefetto possano multare e allontanare da alcune zone della città persone che mettono a rischio la salute di cittadini o il decoro urbano) anche ai “sospettati di terrorismo internazionale”.
Ridimensionamento invece previsto per il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (SPRAR) che continuerà ad esistere, ma solo per «i titolari di protezione internazionale e per i minori non accompagnati».
Esteso l’uso del braccialetto elettronico anche per imputati dei reati di maltrattamento domestico e stalking e l’utilizzo del taser per le polizie municipali dei comuni con più di centomila abitanti.
Infine, l’ultima parte del decreto contiene disposizioni sul contrasto alla criminalità organizzata e alla gestione dei beni confiscati alla mafia prevedendo anzitutto un maggiore scambio di informazioni tra le diverse amministrazioni interessate al fenomeno della criminalità organizzata.
Inoltre, inserite sanzioni più gravose in materia di subappalti e una serie di oneri per l’apertura dei cantieri, in modo da consentire al prefetto di turno i controlli antimafia. Previsto anche uno scambio di informazioni tra i diversi organi di polizia più intenso nonché la possibilità di nominare commissari antimafia nei comuni in cui sono emerse irregolarità.
Contenute nel decreto anche una serie di novità a proposito di chi occupa abusivamente edifici o terreni. Per chi compirà infatti queste azioni, ci saranno pene maggiori e maggiori poteri per la magistratura che sarà autorizzata ad utilizzare, durante le indagini, anche le intercettazioni telefoniche.
Riorganizzazione in vista, poi, per l’Agenzia che si occupa della gestione dei beni confiscati dalla mafia.