Gentiloni congela il documento in caso di intese sul Governo, altrimenti pronta la versione base
Il nulla di fatto nel primo giro di consultazioni al Quirinale porta novità anche sul dossier Def, il Documento di Economia e Finanza che come annunciato sarà uno dei primi nodi della XVIII Legislatura.
Dopo una serie di contatti con i Presidenti delle Camere e con i leader dei principali partiti, il premier Paolo Gentiloni ha infatti deciso di congelare per le prossime due o tre settimane la presentazione del Documento, che ufficialmente dovrebbe essere varato da Palazzo Chigi entro il 10 aprile e trasmesso alla Commissione Ue entro il 30 aprile. Se in questo arco temporale si arriverà a un accordo per formare il nuovo Governo, saranno i successori di Gentiloni e Pier Carlo Padoan a farsi carico del punto di partenza della Legge di Bilancio di fine anno, altrimenti l’Esecutivo ora dimissionario trasmetterà al Parlamento una fotografia delle variabili del bilancio pubblico a legislazione vigente, priva delle sezioni ‘politiche’ del Def di portata triennale: il Programma di stabilità e il Programma nazionale di riforma.
La scelta del Presidente del Consiglio uscente conta sull’ok arrivato da Bruxelles (dinnanzi a fasi di transizione negli Stati, la Commissione è solita concedere deroghe), che non deve tuttavia portare a sottovalutare la delicatezza della situazione. In vista del 2019 le forze politiche dovranno prendere decisioni importanti sui conti (in primis sui 12,5 miliardi di euro necessari per disinnescare gli aumenti dell’Iva, che saliranno a 19 miliardi per il 2020), e non va dimenticato che esiste la possibilità che l’Europa nelle raccomandazioni di inizio giugno chieda all’Italia di intervenire per correggere i suoi saldi di bilancio.
Il Documento di Economia e Finanza è un atto programmatico privo di forza di legge, e in quanto tale viene semplicemente discusso dalle Camere, che infine approvano risoluzioni non vincolanti per il Governo. Data l’attuale assenza di maggioranze a Montecitorio e Palazzo Madama, il Def (sia nella versione base che nell’eventuale testo completo) rientrerà nelle competenze delle Commissioni speciali sugli atti urgenti del Governo, composte da 40 deputati e 27 senatori in proporzione ai numeri dei Gruppi. A fronte di uno stallo prolungato sul nodo dell’Esecutivo, chissà che non possa essere questo uno dei terreni su cui si materializzi un’intesa sui temi tra i partiti o gli schieramenti in gioco.