Popolazione ridotta di 93.413 unità nel periodo gennaio – settembre 2018. Il contributo più significativo da parte delle donne, delle regioni del sud e delle Isole. Cresce solo la popolazione dell’ Italia Nord – orientale. Germania, Francia, Spagna non sono molto lontane da noi. Invecchiamento della popolazione il problema del futuro
di Stefano Bruni
60.390.560 è l’ultimo numero pubblicato dall’Istituto Nazionale di Statistica a proposito della popolazione residente in Italia. Il dato, reso noto il 30 gennaio scorso, si riferisce alla consistenza demografica dell’Italia alla fine di settembre 2018.
Detto così dice poco. Anche perché più o meno tutti sanno che in Italia ci sono circa 60 milioni di persone. Ma basta “scavare” un po’ tra i numeri dell’Istat per scoprire cose molto utili ed interessanti.
Anzitutto, la popolazione italiana diminuisce, anche se non in modo drastico. La contrazione, tra gennaio e settembre 2018, è stata infatti di 93.413 unità.
A questa contrazione hanno dato un contributo maggiore le donne ( – 67.586) e soprattutto il Sud Italia e le isole.
Le regioni meridionali, che ospitano circa 14 milioni di cittadini, hanno infatti registrato una riduzione della popolazione pari a 44.142 unità (circa la metà della contrazione totale del periodo gennaio – settembre 2018). Le isole, abitate da poco più di 6 milioni di persone, hanno invece perso 27.761 unità. Anche le altre ripartizioni territoriali però non hanno brillato, eccezion fatta per quella dell’Italia Nord – orientale dove la popolazione, sempre nel medesimo periodo di riferimento, è aumentata di quasi 8 mila unità (7.648 per l’esattezza).
Da cosa dipendono questi dati non proprio confortanti? Il problema è che coloro che muoiono (475.248) sono molti di più di quelli che nascono in Italia (327.463).
Il cosiddetto “Saldo migratorio e per altri motivi” (cioè la differenza tra il numero degli iscritti ed il numero dei cancellati dai registri anagrafici dei residenti per trasferimento di residenza e per altri motivi) ha dato un piccolo contributo, ma non in modo sufficiente da evitare il segno meno all’altro saldo, quello demografico del periodo gennaio – settembre 2018 dell’Italia.
Certamente, dunque, c’è un problema in Italia, peraltro ben noto all’opinione pubblica e anche alla classe politica: si fanno pochi figli. Conseguenza è che l’età media della popolazione aumenta e la famosa “piramide delle età” cambia forma.
Ma se questo tema è conosciuto dai più, quello che meno si sa è che negli altri Paesi Europei più vicini a noi, le cose non sono molto diverse, anzi.
In Germania, per esempio, la popolazione residente è di 82,2 milioni, in Francia 66,7 e in Spagna 46,4 milioni.
In rapporto al territorio, oggi vi sono 201 abitanti per kmq in Italia e 230 in Germania, mentre la densità è molto minore in Francia e Spagna, rispettivamente pari a 122 e 92 abitanti/kmq.
La crescita demografica complessiva dall’unità d’Italia ad oggi, poi, nel nostro Paese è stata del 130% e in Germania del 116%, contro appena il 78% Francia e ben il 205% in Spagna.
Quello che è cambiato, come si diceva, sono i fattori sottostanti lo sviluppo demografico e la struttura per età della popolazione. Così, in Italia, l’età mediana è salita da circa 24 anni nel 1861 a poco meno di 30 anni nel 1950, fino a oltre 45 anni oggi, come in Germania.
E secondo le previsioni demografiche internazionali, questo dato salirà ulteriormente nei decenni a venire e su questo è fondamentale porre la massima attenzione, da parte di tutti.