Il ministro Calenda su Twitter. Ma iter ancora lungo, 8 anni per costruirlo. In ogni caso, una “patata bollente” per tutti
di LabParlamento
La pubblicazione della Carta delle aree idonee ad ospitare il deposito nazionale dei rifiuti nucleari italiani (Cnapi), avverrà prima delle elezioni. Ovvero, se le previsioni per marzo saranno confermate, all’inizio del nuovo anno, subito dopo la pausa natalizia. L’annuncio nel fine settimana su Twitter è del responsabile dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda, sollecitato, allo stesso modo, da Stefano Agnoli (Corriere della Sera) secondo il quale della Carta e del deposito, di rinvio in rinvio, non se ne sa più nulla. E, certamente, la sortita di Calenda potrebbe creare qualche problema all’attuale maggioranza, ormai quasi dimissionaria, dato che stiamo parlando di una decisione che provocherà sicuramente polemiche e malumori nelle aree oggetto di “attenzione”. Il che sotto elezioni non è indubbiamente il massimo dal punto di vista della ricerca del consenso.
Vicenda intricata e senza dubbio complessa anche in ragione dell’iter da seguire, quella del deposito dato che, più la decisione slitta e più si corre il rischio di pagare profumatamente il ritardo a causa dello stoccaggio dei rifiuti all’estero. Una bomba ad orologeria, comunque la si veda, per il nuovo Governo. Ma, come detto, anche per l’attuale.
A giugno, parlando alla Commissione Ecomafie, Calenda aveva riassunto lo stato dell’arte. Nell’occasione il ministro aveva spiegato che l’ultimo ritardo era dovuto all’elaborazione di alcuni documenti sul programma nazionale, sul rapporto ambientale e sulla sintesi tecnica. Spiegando le tappe successive, Calenda aveva sottolineato che subito dopo si sarebbe chiuso il procedimento di Vas (Valutazione ambientale strategica) sul Programma nazionale di gestione del combustibile esaurito e dei rifiuti radioattivi, entro “il quarto trimestre del 2017”. A quel punto, la Cnapi sarebbe stata ufficializzata. A seguire la consultazione pubblica i cui esiti saranno “la base per proseguire nell’identificazione dell’area potenzialmente idonea a sistemare definitivamente i rifiuti radioattivi” da sancire con decreto del presidente del Consiglio, adottato su parere tecnico dell’Isin, l’Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione.
La costruzione del deposito a sua volta richiederà otto anni, e dovrebbe terminare “per la fine del 2025”. Secondo il ministro del resto il deposito nazionale è l’unica soluzione in grado di “garantire lo stoccaggio in sicurezza dei rifiuti radioattivi” e “il trasferimento di questi rifiuti in un’unica struttura garantirà sicurezza ambientale e dei cittadini”. Calenda aveva anche aggiunto che, “sebbene l’intera realizzazione del deposito è prevista per la fine del 2025, il rientro dei rifiuti soldi radioattivi italiani processati all’estero potrà aver luogo già a partire da gennaio 2024”.
Naturalmente, se nel mezzo non ci saranno altri rinvii.