Le Commissioni dovevano pronunciarsi entro lunedì prossimo, ma mancano le osservazioni del Consiglio di Stato. Stefano Esposito (PD): “Se ne occuperà il prossimo Parlamento”
Potrebbero non arrivare i pareri delle Commissioni parlamentari sullo schema di DPCM relativo all’introduzione del dibattito pubblico per la realizzazione di grandi opere e infrastrutture, trasmesso di recente alle Camere.
Le Commissioni Ambiente della Camera e Lavori pubblici del Senato devono infatti esprimere le loro valutazioni entro lunedì 29 gennaio, ma al momento i lavori sul Decreto del Presidente del Consiglio risultano bloccati dal mancato arrivo delle osservazioni del Consiglio di Stato. Data la vicinanza del termine di scadenza e considerato il carattere non vincolante dei pareri parlamentari, non è affatto escluso che il Governo decida di procedere anche in loro assenza al varo definitivo del testo, già in ritardo rispetto alla tabella di marcia prevista dal nuovo Codice degli appalti.
Un esito di questo tipo sarebbe deplorevole, dal momento che il coinvolgimento dei cittadini in progetti che impattino direttamente sui “loro” territori è un tema tanto rilevante quanto delicato sul piano sociale e il Parlamento è per sua natura l’Istituzione dove interesse nazionale e sensibilità delle comunità locali convivono a stretto contatto.
Inoltre, entrambe le Commissioni competenti hanno evidenziato in apertura di esame alcuni profili critici del DPCM Dibattito pubblico. Su tutti, l’esclusione della gran parte delle infrastrutture energetiche dall’elenco delle opere da sottoporre a consultazione, nel quale sono invece compresi aeroporti, autostrade, porti, tronchi ferroviari, interporti ed elettrodotti aerei. La scelta dell’Esecutivo sarebbe stata motivata dalla natura privata di opere come gasdotti e oleodotti, pertanto non riconducibili alla disciplina degli appalti pubblici. Entrambi i relatori del testo (Ermete Realacci a Montecitorio e Daniele Borioli a Palazzo Madama) hanno tuttavia contestato questa decisione, mettendo in risalto le ricadute che i progetti del comparto energia hanno sui territori e le popolazioni coinvolti.
Da qui a domani si saprà se nella prossima settimana saranno convocate ulteriori sedute delle Commissioni Ambiente e Lavori pubblici. In ogni caso, le difficoltà che ha finora incontrato la definizione normativa dello strumento del dibattito pubblico (presente in altre realtà europee, quali la Francia) non rappresentano una buona notizia per il nostro sistema Paese.
Una conferma dello stop ai lavori sul DPCM è venuta dal senatore dem Stefano Esposito, vicepresidente della Commissione Lavori pubblici, che in un tweet a LabParlamento ha annunciato che “non riusciremo a dare il parere, se ne occuperà il prossimo Parlamento. Non abbiamo più i tempi per poterlo fare”.