Altro che “voto segreto” come si insegnava il primo giorno di Diritto Costituzionale all’Università, men che meno quello di “segreto dell’urna”. Con l’avanzata tecnologica nulla rimane più celato e tutto emerge nella sua prepotenza, anche ciò che deve rimanere celato, come l’intenzione di voto.
A dirlo Michal Kosinski, ricercatore americano che, recentemente, ha pubblicato sulla prestigiosa rivista Nature uno studio che rivela come la tecnologia di riconoscimento facciale può mettere a nudo l’orientamento politico degli individui. Infatti, nelle pieghe della ricerca, emerge come i volti dei liberali e dei conservatori differiscono costantemente per cui, tramite una scansione a cura dell’Intelligenza artificiale, è possibile identificare chi vota a destra o a sinistra.
A dar man forte a questa tesi l’esperimento sul campo effettuato da Kosinski attraverso un algoritmo di riconoscimento facciale applicato alle immagini di più di un milione di volti umani, in grado di confrontare la loro somiglianza con i volti di altri liberali e conservatori.
I risultati sono stati stupefacenti: chi vota a destra ha la faccia simile tra loro, come chi vota a sinistra. Ma c’è di più: la precisione dei risultati è stata simile in tutti i paesi (Stati Uniti, Canada e Regno Unito) e ambienti virtuali (Facebook e siti web di appuntamenti). La precisione è rimasta elevata (69%) anche quando si controllava per età, sesso ed etnia.
La sorveglianza pervasiva della tecnologia scaturita del riconoscimento facciale è ormai realtà. Spesso usata a fini di pubblica sicurezza per identificare soggetti maggiormente esposti (come, ad es. negli stadi), gli algoritmi possono scoprire alcune caratteristiche ben precise delle persone, poiché alcune peculiarità individuali sono collegate all’aspetto del viso. Gli algoritmi di riconoscimento facciale, infatti, possono individuare con precisione sesso, età, etnia o stato emotivo. O anche le preferenze di voto. Anche le tendenze violente, secondo i ricercatori, possono essere predette dagli algoritmi, con buona pace dei detrattori delle teorie lombrosiane.
Nonostante le numerose ricerche in tal senso, sembra mancare ancora una consapevolezza della pervasività della moderna tecnologia, proprio come quella legata al riconoscimento facciale, immagine alla mercé di tutti. Il proprio volto, infatti, risulta particolarmente difficile da nascondere (a parte questi mesi di “mascherine” obbligatorie) sia nelle interazioni interpersonali che nell’ambiente digitale. Le immagini del viso possono essere facilmente (e di nascosto) scattate da chiunque o copiate dai social network (le immagini del profilo Facebook o Linkedin, ad esempio, sono pubbliche e possono essere consultate da chiunque senza il consenso o la consapevolezza della persona). Cosa succederebbe se applicassimo queste tecniche di riconoscimento facciale alle immagini pubblicamente presenti in rete? Si potrebbe ipotizzare che tutti potremmo conoscere facilmente l’orientamento sessuale, emotivo e – adesso – anche politico della persona interessata, con grave rischio per la privacy di tutti.