Pubblicato il testo messo a punto dal ministro De Vincenti. Molteplici azioni per il rilancio dell’economia meridionale
Dopo l’approvazione in Consiglio dei Ministri del 9 giugno scorso, è arrivata la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale per il Decreto legge che introduce disposizioni urgenti per la crescita economica nel Mezzogiorno.
Claudio De Vincenti e la sua squadra al Ministero per la Coesione territoriale hanno lavorato alacremente per circa un mese alla stesura di questo provvedimento che fa seguito a un altro decreto legge (il 243 del 2016) con il quale erano stati aumentati gli incentivi agli investimenti industriali destinati al Meridione e con il quale il Governo Gentiloni ha voluto proseguire lo sforzo finalizzato al rilancio dell’attività economica in quelle zone che presentano i tassi di crescita più bassi del Paese.
In particolare, il nuovo provvedimento mira a incentivare la nuova imprenditorialità e prevede una specifica disciplina per la istituzione di zone economiche speciali (ZES), con particolare riferimento alle aree portuali, nonché una serie di misure per la semplificazione e per la velocizzazione degli investimenti, pubblici e privati, nel Mezzogiorno. Le ZES saranno concentrate nelle aree portuali e nelle aree “che presentano un nesso economico funzionale” allo scopo di sperimentare nuove forme di governo economico di aree concentrate. L’istituzione di una ZES potrà essere proposta dalle Regioni interessate e sarà poi formalizzata con DPCM da adottare su input del Ministro per la Coesione territoriale.
Per i giovani che vogliono restare nelle zone di origine è stata pensata la misura “Resto al Sud”. Ci si rivolge a chi ha tra i 18 e i 35 anni e risiede nelle Regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia, i quali non dispongano di altre misure a livello nazionale a favore dell’autoimprenditorialità. I campi di applicazione sono quelli della produzione di beni nei settori dell’agricoltura, dell’artigianato e dell’industria, oltre che alla fornitura di servizi e si prevede una dotazione di 40.000 euro per ciascun socio (fino a un massimo di 200.000 euro complessivi), di cui il 35% a fondo perduto, a copertura dell’intero investimento e del capitale circolante. Restano escluse le spese per la progettazione e quelle per il personale, allo scopo di evitare di alimentare mercati delle consulenze e comportamenti opportunistici. Si prevede invece la possibilità di azioni di accompagnamento nelle fasi di sviluppo del progetto imprenditoriale da parte di enti pubblici e non, opportunamente accreditati.
Il Decreto prevede, inoltre, strumenti di velocizzazione degli investimenti pubblici e privati, la semplificazione delle procedure adottate per la realizzazione degli interventi dei Patti per lo sviluppo nelle regioni del Mezzogiorno (accelerando i tempi e riducendo gli oneri a carico delle Amministrazioni centrali), la valorizzazione delle terre incolte e misure per il contrasto alla dispersione scolastica e alla marginalità sociale.