di Francesco Scolaro
Il Presidente del Consiglio Matteo Renzi aveva illustrato le misure “Sblocca Italia” nel corso della conferenza stampa di venerdì 1° agosto 2014. Contemporaneamente, era stato dato avvio alla fase di consultazione pubblica sulle relative linee guida (i cittadini e le aziende potevano partecipare scrivendo all’indirizzo email: rivoluzione@governo.it). Dopo due settimane esatte dalla sua approvazione in Consiglio dei Ministri (avvenuta il 29 agosto), il DL “Sblocca Italia” è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana venerdì 12 settembre. Il provvedimento, entrato in vigore il 13 settembre, dovrà essere convertito in legge entro l’11 novembre 2014. Il suo iter in Parlamento partirà dalla Commissione VIII “Ambiente, Territorio e Lavori pubblici” della Camera dei Deputati (relatori le onorevoli Chiara Braga e Raffaella Mariani, entrambi PD).
È ormai prassi in uso a tutti i Governi repubblicani quella di far passare un lungo lasso di tempo tra l’approvazione di un provvedimento da parte del Consiglio dei Ministri e la sua concreta pubblicazione in Gazzetta Ufficiale (per i decreti-legge) o presentazione alle Camere (per i disegni di legge e i decreti legislativi). Gli ultimi Esecutivi (da Monti a Renzi, passando per Letta) non fanno eccezione. È quindi qualcosa di più di un semplice dubbio il fatto che, almeno in alcuni casi, la fase di scrittura del testo del DL sia successiva a quella della sua adozione. Altrimenti non sarebbe accettabile né comprensibile tanta “calma” nella pubblicazione (ed entrata in vigore) di un decreto-legge che, Costituzione alla mano, può essere adottato dal Governo esclusivamente sulla base dei requisiti imprescindibili di straordinaria “necessità e urgenza”.
Per quanto riguarda poi nello specifico il DL “Sblocca Italia”, così come per tanti altri DL in passato, le differenze tra le prime versioni in circolazione e il testo finale pubblicato sono numerose ed evidenti. Si pensi che nel primo schema in circolazione il Decreto constava di circa 60 articoli, mentre il DL arrivato in GU conta “soli” 45 articoli e interi capitoli sono stati eliminati. Segno che il lavoro di mediazione tra i vari Ministeri (MEF in testa) e la Presidenza del Consiglio è stato lungo e faticoso. La riorganizzazione ancora in corso a Palazzo Chigi non ha di certo aiutato a razionalizzare i tempi. Inoltre, secondo alcune fonti giornalistiche ben informate sulle vicende del Quirinale, lo stesso presidente Napolitano pare abbia mostrato una certa irritazione per il ritardo occorso nella definitiva stesura del DL. Verosimilmente, si deve proprio alla moral suasion degli uffici del Quirinale la cancellazione di alcune misure (come la proroga delle detrazioni fiscali per le ristrutturazioni edilizie) che, con tutta probabilità, verranno inserite nel disegno di legge di Stabilità 2015 che sarà presentato dal Governo al Parlamento entro il 15 ottobre.
Il Governo Renzi è nato 7 mesi fa con la scommessa di cambiare l’Italia, di farla ripartire. La formula della “ripartenza” (rilanciata da uno degli slogan del premier) è certamente indovinata, dato che tutti gli indicatori economici, da molti mesi, segnalano proprio il sostanziale stallo – dal 2008 in poi, si è trattato di un vero e proprio arretramento, con la sola eccezione del 2010 – in cui è precipitata l’economia italiana. Il PIL domestico è in calo da quasi un decennio e i timidi segnali di crescita che si intravedevano a fine 2013 sono svaniti nel nulla. L’Italia è ancora in recessione, la disoccupazione non accenna a diminuire e, da qualche settimana, è diventata triste realtà anche la deflazione.
In una situazione di forte difficoltà come quella attraversata dal sistema Italia, non si capisce come si possa pretendere di “cambiare verso” se non partendo dalla rimozione di tutte quelle cattive abitudini che vengono sistematicamente denunciate dai partiti politici quando si trovano all’opposizione, e poi dagli stessi fatte proprie quando diventano maggioranza in Parlamento, ritenendole indispensabili strumenti di Governo. La riforma costituzionale elaborata dall’attuale Esecutivo e all’esame delle Camere, si pone anche l’obiettivo di eliminare il continuo ricorso alla decretazione d’urgenza, divenuta il principale strumento tecnico-normativo in grado di arginare le lungaggini proprie del bicameralismo perfetto (si pensi che il Governo Renzi ha già adottato 19 DL, una media di 3 al mese!). Nel frattempo, a Costituzione invariata, si continua a legiferare secondo le medesime modalità inaugurate dai Governi della Prima Repubblica. E non ci può essere vero cambiamento se non si cambiano innanzitutto le premesse. La forma, in politica più che in altri settori, è sostanza.