Quasi 200 mila romani eleggeranno il Consiglio del Municipio, sciolto nel 2015 per mafia. Primo test sull’amministrazione di Virginia Raggi
Sebbene la data di domenica 5 novembre sia divenuta centrale nelle agende di partiti e media nazionali per via delle regionali siciliane, in quella giornata si terrà un altro appuntamento con le urne che, per quanto su scala minore, avrà comunque un valore simbolico: l’elezione del Presidente e del Consiglio municipale di Ostia, sciolto nel 2015 per infiltrazioni mafiose in seguito agli sviluppi dell’inchiesta “Mafia Capitale”.
Il Municipio X di Roma, comprendente il litorale capitolino e alcune delle aree di periferia più note della città, conta oltre 230 mila abitanti ed è stato l’unico a subire dal lato amministrativo le conseguenze delle indagini sulle attività illecite di Massimo Carminati e Salvatore Buzzi, tanto che l’ex “minisindaco” dem Andrea Tassone venne arrestato nel giugno 2015, alcune settimane dopo essersi dimesso dall’incarico. In particolar modo, negli ultimi anni molte sono state le informative degli inquirenti e le inchieste giornalistiche che hanno denunciato la presenza dei clan nei principali settori economici della zona, a partire dal mondo degli stabilimenti balneari.
Tra poco meno di 72 ore, dunque, circa 180 mila elettori saranno chiamati a scegliere uno tra i 9 candidati alla guida del Municipio. Nel novero dei più accreditati per la vittoria finale (se nessuno dei concorrenti otterrà il 50% più uno dei voti, sarà necessario il turno di ballottaggio) figurano la pentastellata Giuliana Di Pillo, l’esponente di Fratelli d’Italia Monica Picca, l’ex senatore ambientalista (ormai da anni nel Pd) Athos De Luca e il sacerdote Franco De Donno, sostenuto da Mdp e Sinistra Italiana. Non va tuttavia sottovalutato il risultato che potrebbe ottenere Luca Marsella di Casapound, dal momento che il movimento di estrema destra ha saputo sfruttare al meglio l’insoddisfazione di un territorio che si sente abbandonato dal Campidoglio.
Alle comunali di giugno 2016 Ostia fu una delle aree dove Virginia Raggi si impose con più chiarezza sugli avversari, ottenendo il 44% dei consensi al primo turno e il 76% nella sfida finale con Roberto Giachetti. L’appuntamento di domenica, di conseguenza, costituirà il primo giudizio che un numero consistente di cittadini romani darà sul primo anno di governo del Movimento 5 Stelle, così come fornirà un segnale interessante sullo stato di salute delle coalizioni di centrodestra e centrosinistra nella Capitale. Nello specifico, se anche in questo caso (oltre a quanto potrebbe avvenire in Sicilia) le urne premieranno l’unità delle forze conservatrici e penalizzeranno le divisioni tra il Partito Democratico e la sinistra, i rispettivi dirigenti nazionali non potrebbero non tenerne conto.