Donne come gli uomini. Parità di genere, obiettivo centrale del Recovery Fund. Il leader del Pd, Nicola Zingaretti sull’utilizzo dei fondi europei era stato chiaro: “Per l’Italia – aveva detto qualche mese fa il presidente della Regione Lazio – questa è l’occasione di un cambiamento radicale, promuovere l’occupazione femminile richiede una visione di sistema”. Eppure, come ha scritto su Facebook Debora Serracchiani, sulla nomina di tre ministri dem nessuna donna è presente nel governo di Mario Draghi: “non ci sono più scuse, nessuno spazio ci sarà dato per gentile concessione”. Rabbia e delusione tra le donne del Pd che hanno avuto il coraggio di manifestare pubblicamente su giornali e Tv il loro dissenso.
C’erano state perfino 73 deputate che qualche mese fa avevano presentato un documento bipartisan: da Leu a Forza Italia, nero su bianco 16 punti sugli obiettivi da raggiungere attraverso i progetti finanziati dai fondi europei. Dalla presenza paritaria negli organi di controllo e gestione del Recovery Fund, alla parità di stipendi e carriere, dalla riduzione del digital divide agli asili nido. C’è di più: il codice etico del Pd al punto 3 recita: “Le donne e gli uomini del Partito Democratico assicurano l’uguaglianza di genere, nel segno del rispetto e della piena partecipazione politica delle donne”.
All’interno dei dem c’è chi parla di involuzione del partito, chi sostiene che non basterà, dopo quanto accaduto, qualche posto da sottosegretaria e chi giudica il fatto come gravissimo, insopportabile, frutto di una logica maschilista e correntizia. Questo per dire che quanto accaduto non può essere utilizzato per una battaglia contro il segretario Zingaretti, in quanto tutti sarebbero complici nel negare l’autorevolezza femminile.