Dal premier prove d’autunno. Ma si dovrà cambiare spartito.
Renzi è soddisfatto, i renziani anche. Il referendum sulle “trivelle” ovvero sulla durata delle concessioni ovvero sul futuro dell’upstream nel nostro Paese, è finito come era del resto nelle previsioni della vigilia con il mancato raggiungimento del quorum. In presenza di un ampio astensionismo. Con una partecipazione, tuttavia, compatta diciamo così “dura e pura” che la dice lunga sui rischi che il governo (il premier) potrebbe correre in autunno, quando dalle “trivelle” si passerà a discutere di riforma della Costituzione. E senza la rete di protezione del quorum. Un sì oppure un no, dentro o fuori.
Insomma, se Renzi questa volta ha scelto di personalizzare l’astensionismo, e con successo, però ben conscio di giocare una comoda partita in casa e cercando di saggiare l’umore degli elettori in vista dello scontro decisivo, non è detto che non sia costretto a cambiar spartito proprio alla luce dei risultati in termini numerici della consultazione di domenica.
Avere “tutti o quasi” contro (opposizione e forse una parte più ampia dei Dem), ancora più arrabbiati dalla recente (oltretutto quasi irrisa) esperienza e consapevoli di una “spallata ora o mai più”, consiglierebbe prudenza nel maneggiare lo slogan fin qui predominante “con me o contro di me” per concentrarsi di più sulla materia del contendere (come non è stato fatto per la questione upstream).
In tal modo spostando l’attenzione sulla “riforma delle riforme”, annunciata da lustri e mai approvata, fonte di risparmi, finalmente – almeno nelle intenzioni – buona e concreta politica dei fatti con l’occhio attento ad una “prova di premierato” che superi defatiganti localismi e storiche confuse mediazioni.
Da fine giocatore, Renzi sembra averlo già compreso. E nelle sue ultime dichiarazioni, al di là del togliersi i consueti sassolini come da carattere dell’uomo, ha cominciato a spostare l’attenzione terminologica proprio sui contenuti. Per i quali, almeno così sembra, saranno attivati appositi comitati di appoggio al consenso. Così si cercherà di recuperare un po’ dei voti della domenica (non importa se tra i sì e i no). L’imperativo: volare alto, per far dimenticare tutto il resto. Specie se l’esito delle amministrative di giugno non fosse proprio entusiasmante, ma diciamo così di … contenimento, per via del trascinarsi degli scandali.
Solo così, del resto, portando i cittadini a votare e a votare per lui, il premier sarà in grado di far valere la logica finora vincente del “solo con me stabilità” tra il passato di un centro-destra sempre più col trattino in mezzo ed il futuro di un M5S che sotto la voce “prove di governo” fino ad oggi mostra un curricula ancora troppo esiguo. E laddove, questo, reca scritto qualcosa, non sempre a favore.
Bella partita, questa sì dall’esito per nulla scontato.