“E chi sono io?! Nonno Natale?!” Ce lo potevamo aspettare così il “nonno al servizio delle istituzioni”, l’ex SuperMario che – a sorpresa – nella conferenza stampa natalizia, ha spiazzato tutti, dando di sé l’immagine di un “Umarèll di lusso”, di un pensionato Vip. Un’immagine familiare, rassicurante. Natalizia.
Che poi uno se lo figura col cappello sempre in testa, alla guida di un pandino bianco, che non fa viaggiare mai oltre i trenta chilometri orari e che, di tanto in tanto, lui parcheggia vicino ai giardinetti, dove si ferma a leggere il giornale, senza tralasciare di dare una sbirciata al cantiere dei lavori in corso per il nuovo PNRR.
Te lo immagini così: bonario ma anche brontolone e che, come ogni nonno che si rispetti, ogni tanto, quando magari non sarebbe il caso, scoppia come una pentola a pressione. Un Pertini senza la pipa in bocca, per capirci, uno che sbotta per i soldi del Belice, ma che un attimo dopo torna, tranquillo tranquillo, a giocare a scopa con Bearzot.
“E chi sono io?! Nonno Natale?!” avrebbe potuto dire Draghi, con tono seccato – parafrasando la vecchia pubblicità di una marca di biscotti – ai suoi nipotini politici, quelli che gli vogliono tanto bene, soprattutto per tenerselo buono e per poter appioppare a lui i punti in meno sulla patente, quando sfrecceranno a centottanta sulla tangenziale.
Però l’ex Supermario è uno che non sbotta mai, che non si altera, neanche per un istante. Il suo tono di voce resta rassicurante e monocorde. Anche da nonno pensionato, rimane uno che la sa lunga. E le sue frecciate al veleno non sono mai sopra le righe.
Arrivano sempre con nonchalance, con pacatezza, come un discorso di Natale di Riccardo Garrone, l’eterno capofamiglia nei cinepanettoni dei Vanzina: “Silenzio, ragazzi, nonno ci vuole dire qualche cosa…” “Beh, anche questo governo… se lo semo levati dalle palle!”.
È parso questo il vero contenuto del messaggio natalizio del nonno d’Italia: “Ragazzi, adesso il PNRR ve l’ho fatto approvare, l’Economist dice che siamo una squadra fortissimi, Ursula ha avuto un orgasmo in pubblico parlando d’Italia, roba che nemmeno Harry ti presento Sally al ristorante… Insomma, ci avete fatto tutti un figurone! Però adesso chiudiamola così, da buoni amici. Voi mi mandate al Quirinale, io me ne sto lì buono buono e, a Palazzo Chigi, a litigare e a prendersi le rogne che arriveranno – uh se arriveranno! – ci mandate uno dei vostri. Uno qualunque, che tanto cambia poco”.
I partiti politici – tutti – lo sanno bene che il nonno ha ragione, che le cose stanno proprio così. E sanno che d’ora in poi, il ruolo di Presidente del Consiglio sarà un’anatra zoppa, una robetta pro forma.
Formalmente – anche in futuro – il protagonista, l’eroe, il condottiero, sui titoli dei giornali resterà il primo ministro italiano, chiunque esso sia. Però poi, a guidare i giochi sarà qualcun altro, uno che potrà papparselo in un sol boccone – se volesse – quel primo ministro, proprio come potrebbe fare Hannibal con la poliziotta nel “Silenzio degli innocenti”, perché è lui il vero eroe del film, è lui che decide, anche se la protagonista, nei titoli, resta Jodie Foster.
Quasi certamente, il combinato composto fra la precaria situazione economica dell’Italia pre-pandemica e gli impegni presi oggi per rifondere i prestiti del PNRR, esautoreranno ben presto ogni futuro governo italiano da qualunque possibilità di decisione autonoma. Le prossime scelte per il paese saranno ormai solo un gioco automatico, stabilito una volta per tutte dagli accordi già sottoscritti con Bruxelles.
A che servirebbe, allora, tenere un “supereroe” a Palazzo Chigi, se le cose stessero così? A quel punto potrebbe andare bene anche l’ultimo dei peones. I partiti tutto questo lo sanno. Anche Draghi lo sa. E non ci sta. Perché va beh che va beh, ma prendersi sempre lui le multe per eccesso di velocità, anche quando non sarà più lui a guidare davvero, insomma… anche no.
E così il supernonno – che comunque, anche se non è più SuperMario, resta pur sempre un supereroe – rompe l’accordo tacito di tenersi tutto questo per sé, di non farlo trapelare in pubblico. Lo dice, chiaro chiaro, in faccia alla nazione intera, in conferenza stampa, a reti unificate, sotto le feste di Natale, quando siamo tutti più buoni.
E così i partiti sono rimasti, all’improvviso, col cerino in mano. Quel cerino che adesso spacciano per festosa stellina di Natale, capace di fare luce e di creare la giusta atmosfera.
Dopo mesi passati a dire che Draghi è quasi il nuovo messia, come glielo spieghi ora agli italiani che al Quirinale non ci mandi lui ma un Berlusconi o un’Anna Finocchiaro? Certo, potevi dire che era proprio lui quello che non ci voleva andare lì. E invece, adesso, SuperMario ha detto che sì, che il posto giusto per sé è proprio fra i corazzieri. “Ma che questo qui ci vuole fregare, invece che essere noi a fregare lui?”.
Però adesso è Natale. E a Natale si resta tutti con il sorriso. La guerra vera, quella, va rimandata. Perlomeno a dopo l’Epifania. Adesso meglio stare tutti buoni buoni, a festeggiare insieme. Zitti e buoni… e buonasera signore e signori, fuori gli attori… la gente purtroppo parla, non sa di che cosa parla… tu portami dove sto a galla, che qui mi manca l’aria!