Com’era simpatico proporre tutto ed il contrario di tutto quando si stava comodamente seduti davanti un bel bicchiere di thè caldo, guardando i tg e proponendo quanto di meglio gli stakanovisti del “no a prescindere”, di De Curtissiana memoria, amavano ascoltare.
Ma sono terminati i tempi delle pantofole e della nutella e, indossati gli scarponi, le racchette e gli sci, il tempo di preparare la valigia, acquistare gli ski pass e prenotare l’albergo, si torna finalmente alla politica attiva ed a sciare sulle nostre meravigliose piste “alpappenniniche”. Sicuro? bhe, sì, forse no, anzi no!
Speranza che di mestiere fa il “ministro dello scarso preavviso”, concorda con i sempreterni Arcuri e Ricciardi uno stop alle riaperture previste. La prima decisione del neogoverno, condivisa con il premier Draghi, “in linea con misure analoghe adottate dai colleghi di Francia e Germania”, come spiegano fonti del Ministero, troverebbero spiegazione nelle sempre aumentate “preoccupazioni per la diffusione delle varianti virus SARS cov, ed allo stato attuale non vi sono condizioni per ulteriori rilasci delle misure contenitive vigenti, incluse quelle previste per il settore sciistico amatoriale”.
E così la riapertura prevista per le regioni in “giallo” dal 15 febbraio, slitta, senza slitta, al 5 marzo, con gli operatori che dal giallo passeranno “al verde”.
Le contromisure? Il Governo Draghi, pensa una frase ad effetto e nuova per le orecchie degli imprenditori: “assicura ristori adeguati ed immediati”. Bonaccini, Fontana, Cirio e Tosi si dicono “allibiti, stupiti e sconcertati”. Per il momento “tutto cambia, nulla cambia”, per buona pace degli imprenditori del settore turismo ed enogastronomco.