Tutto cambi affinché nulla cambi. L’importante è completare la legislatura o almeno quel che resta per raggiungere l’agognata indennità che per i parlamentari si matura a vita dopo aver superato i quattro anni, sei mesi e un giorno di legislatura.
E allora, con i leader di partito incapaci di condurre la partita ecco l’esercito dei parlamentari, quasi tutti sconosciuti ai più, prendere la palla al balzo e togliere il fuoco dalle castagne. Alla settima chiama con tutta probabilità si virerà forte su Sergio Mattarella.
Un atto legittimo, per carità, ma se ciò avvenisse senza aver avuto il coraggio di avvisare l’inquilino uscente del Quirinale della necessità di fermarsi ancora un pò al Colle, questo sarebbe davvero una scortesia istituzionale gravissima e immeritata per un presidente della Repubblica che in questi sette anni ha saputo meritarsi l’affetto degli italiani.
La palla passa quindi alla conta, poi toccherà a Mattarella chiarire le sue intenzioni e soprattutto, nel caso dovesse accettare, motivarle agli italiani dopo aver ripetuto in maniera netta il suo diniego ad un bis.