Le proiezioni di Europe Elects confermano un (relativo) successo del blocco sovranista che non sarebbe sufficiente, però, ad impedire una coalizione tra popolari, socialisti e liberali. A fare la differenza sarà però la futura Commissione Europea, mai come stavolta folta di esponenti eurocritici (compreso il misterX italiano)
di LabParlamento
Che il vento del cambiamento soffierà forte anche in Europa è ormai un dato dato per certo. Ma da quel che emerge da uno studio del sito europeelects.eu, una vera e propria Bibbia degli osservatori politici del Vecchio Continente, lo sconquasso politico delle istituzioni comunitarie potrebbe essere meno dirompente di quanto molti analisti vanno dicendo.
La crisi nera che investe le due grandi superpotenze politiche del Ppe e del Pse sarebbe infatti confermata: i popolari, infatti, a meno di clamorose rimonte, perderanno circa 50 seggi rispetto alla pattuglia attuale, passando così in un solo colpo da 221 a 178: una vera e propria debacle. Non va meglio al Pse, ormai da tempo in crisi e privo di uno sponsor politico di peso, che passerebbe dalla deludente quota 191 del 2014 a 178 parlamentari, segnando così una perdita di ulteriori 43 seggi, uno dei peggiori risultati da quando esiste l’Europarlamento. Un risultato, quest’ultimo, figlio di diversi fattori: la scomparsa pressoché totale dei socialisti francesi, nel 2014 al governo con Hollande, il dimezzamento dei consensi del Pd (il 40% delle scorse europee è oggi un quadro incorniciato in pinacoteca) e la perdita dei seggi dei laburisti inglesi, ormai fuori dall’Europa.
A stupire, invece, è la tenuta della famiglia liberale, l’unica non solo a resistere all’ondata sovranista che inonda l’Europa, ma a addirittura ad aumentare i propri consensi, un +29% che permetterebba all’Alde di passare dagli attuali 67 seggi a 96. Non male per una famiglia politica che in molti dei Paesi d’Europa (vedi l’Italia) non può contare nemmeno su una delegazione parlamentare nazionale e che non potrà giovarsi dell’effetto Macron (En Marche, infatti, aderisce all’Alde), da un bel po’ di tempo svanito nel nulla.
Sul fronte sovranista sarebbe invece la destra dell’Enf (a cui aderiscono il Front National della Le Pen e la Lega di Salvini) a segnare un clamoroso successo con +24 seggi, passando così dai soli 37 seggi attuali ai 61 previsti. Un risultato di non trascurabile portata se si pensa come la sola Lega porterebbe in dote a questo gruppo ben 26 parlamentari europei. Non sfonderebbe, invece, il cugino sovranista Efd, l’Europa della libertà e della democrazia, che orfana della pattuglia di Farage rimarrebbe con il solo MoVimento 5 Stelle come principale aderente: la quota rimarrebbe identica a quella delle europee del 2014, passando da 48 a 47 seggi. Un dato curioso: sia M5S che Lega deterrebbero la golden share dei rispettivi gruppi: un evento mai verificatosi nella storia delle elezioni europee.
Insomma, sì: ci sarà probabilmente una ondata populista ma secondo questo studio non sufficiente a scardinare una eventuale grande coalizione popolar-socialista-liberale. Ma questo per ciò che riguarda gli equilibri all’interno dell’Europarlamento.
Cosa diversa, infatti, sarà la futura composizione della Commissione Europa, che esprimerà al suo interno non solo gli esponenti designati dai governi del blocco di Visegrad, ma anche il commissiario italiano che verrà scelto dal governo gialloverde M5S-Lega sul cui profilo ancora non si è cominciato a pensare: di certo, pensando ai suoi predecessori (Bonino, Monti, Frattini e Tajani) non sarà certo un campione del filoeuropeismo. A meno di clamorosi colpi scena.