Strappo con la minoranza che non vota le liste. De Vincenti al posto di Cuperlo che rinuncia
di Simona Corcos
A notte fonda arrivano le liste definitive del Partito Democratico per le prossime elezioni politiche. Renzi ci ha lavorato tutta la giornata di sabato, dopo che erano state approvate senza il voto delle minoranze di Orlando, Emiliano e Cuperlo.
I nomi ci sono, sia per i collegi uninominali che per i proporzionali. Una direzione che ha visto le minoranze disertare il voto, estromesse dalle decisioni: “Non siamo noi la causa – dei rallentamenti ndr – non siamo stati consultati” hanno dichiarato. Matteo Renzi difende il lavoro portato a casa: “È stata una delle esperienze più devastanti che abbia vissuto ma da domani dobbiamo fare una grande battaglia: la squadra avversaria è meno forte di noi”.
Ministri, vice e sottosegretari all’uninominale (alcuni con paracaduti): Boschi confermata a Bolzano, Fedeli a Pisa, Pinotti a Genova, Padoan a Siena, Minniti a Pesaro, Franceschini a Ferrara, Martina a Milano, Orlando a La Spezia, Delrio a Reggio Emilia, Bellanova a Nardò, Nencini ad Arezzo, Lotti a Empoli, Antonello Giacomelli in Toscana, Gozi in Emilia Romagna. Renzi all’uninominale di Firenze al Senato, anche capolista in Umbria e in Campania nel listino proporzionale. Mentre Emma Bonino candidata a Roma 1 in Senato. Restando in casa Europa + a Roberto Magi è andato il seggio richiesto da Roberto Giachetti su Facebook (quest’ultimo è finito alla Camera a Sesto Fiorentino), mentre Bruno Tabacci sarà a Milano 1, Andrea Mazziotti Di Celso a Como, sempre all’uninominale. Restando sul fronte degli alleati di coalizione, passando a Civica popolare, il Ministro Lorenzin va a Modena, mentre Casini a Bologna, entrambi uninominali “garantiti”.
Arriva dal Parlamento Europeo Gianni Pittella, che correrà in Basilicata. Tra le novità, la candidatura di Filippo Sensi (portavoce di Gentiloni e già di Renzi, quarto al proporzionale alla Camera, in Toscana), Giuliano Da Empoli e Tommaso Nannicini (entrambi in Senato come Renzi), il costituzionalista Stefano Ceccanti, Tommaso Cerno di Repubblica, Lucia Annibali, la giornalista Francesca Barra, l’imprenditore Riccardo Illy, l’avvocatessa Noja Lisa, la sindacalista Carla Cantone, Paolo Siani, Marco Rossi Doria. In Campania candidato Giuseppe De Mita, nipote di Ciriaco e Piero De Luca, figlio del governatore campano Vincenzo.
Tra i seggi “garantiti”, compaiono i nomi di Ettore Rosato, Debora Serracchiani, Piero Fassino, Emanuele Fiano, Richetti, Bonifazi, Verducci, Orfini, Anna Ascani, Paola De Micheli, Maria Chiara Gadda, Lorenzo Guerini. Saranno candidati anche Cesare Damiano, Barbara Pollastrini, Beppe Fioroni, che in un primo momento erano stati esclusi. Nell’area lavoro, un posto sicuro per Chiara Gribaudo, Responsabile Pd Lavoro, capolista in Piemonte, Franca Biondelli, Luciano Pizzetti. Sul fronte energia ambiente, Chiara Braga blindata in Lombardia, Stefano Esposito all’uninominale di Torino, Benamati schierato a Bologna, Silvia Velo a Livorno (sempre uninominale). Assente Ermete Realacci. Proprio su quest’ultimo interviene Carlo Calenda, che su Twitter fa piovere critiche sulle scelte del Segretario: “Qual è il senso i non candidare gente seria e preparata , protagonista di tante battaglie importanti come De Vincenti, Nesi, Rughetti, Tinagli, Realacci, Manconi. Spero che nelle prossime ore ci sia un ravvedimento operoso”.
In conferenza stampa arriva la risposta di Renzi: “rivedere le liste? Vedremo cosa fare in caso di rinunce, ma il ricambio delle persone e’ fisiologico e umano, poi quando si chiude una lista con meno spazi e’ normale che ci sia amarezza e dispiacere”. E nelle liste definitive compare il nome del Ministro Claudio De Vincenti, nel collegio uninominale di Sassuolo, dopo la rinuncia di Gianni Cuperlo.
Fuori anche la vicepresidente della Camera Marina Sereni, Giusi Nicolini, ex sindaco di Lampedusa, Sergio Lo Giudice, già presidente nazionale dell’Arcigay, il coordinatore di Dem Andrea Martella. E ancora Francesca Puglisi, già responsabile Scuola Pd, quarta in Senato, senza possibilità di elezione.
Mentre c’è chi fa un passo indietro come Peppe Provenzano, Vice Direttore di SVIMEZ – Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno, che non accetta la candidatura.
Aggiornamento del 28 gennaio, ore 01.52